venerdì 13 novembre 2009

Casini grossi e duri

Casini durissimo."Questo ddl per abbreviare i processi è realmente una porcheria, un provvedimento che dimentica le vittime, sfascia l'ordinamento e abroga la giustizia". Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in una conferenza stampa convocata a Montecitorio, boccia con durezza il disegno di legge presentato ieri da Lega e Pdl al Senato per accorciare i tempi dei processi.

L'effetto, secondo l'esponente centrista sarà quello di smantellare "il sistema giudiziario", di qui l'annuncio del voto contrario dell'Udc. Unico rimedio, per Casini, la presentazione "al più presto" di un nuovo lodo Alfano, ma questa volta come "legge costituzionale". (La Repubblica on line, 13 novembre 2009)

Meno male che Casini, quando è 'durissimo', offre a Berlusconi l'immunità tramite il Lodo Alfano: quando è più 'tenero' che cosa fa, si propone come imputato al posto del Cavaliere?

sabato 7 novembre 2009

Papello 2000

Il povero Falcone parlava del rischio "esportazione del metodo mafioso" dall'Italia nel resto d'Europa e del mondo, fenomeno poi puntualmente verificatosi negli anni Novanta. Ma se fosse ancora vivo, sono sicuro che oggi parlerebbe semmai di rischio di 'istituzionalizzazione' della mafia a livello internazionale, in pratica l'eventualità che tutti i paesi del mondo diventino come l'Italia attuale. Ovviamente stiamo ragionando per assurdo, perché se Falcone fosse ancora vivo è molto probabile che l'Italia non si troverebbe nella situazione indegna che siamo costretti a subire,e forse la mafia sarebbe un reperto archeologico da libri di storia; invece la mafia non solo è viva e vegeta, ma addirittura vede le sue pratiche elevate a dialettica politica di alto livello. Anzi, dal papello di Riina del 1993 a quello di Berlusconi del 2010 la qualità si è alzata in modo esponenziale.
Minaccia e intimidazione sono il sale dell'agire mafioso. Non volete il lodo Alfano? Allora io vi blocco tutti i processi. Mi bocciate il lodo Alfano e non mi permettete di liquidare per via costituzionale la magistratura? Allora io faccio una legge che accorcia i tempi di prescrizione rimettendo in libertà una marea di criminali. Anni luce dalla genialità berlusconiana, napolitani, finiani, udicini (e presto probabilmente anche pidini e altre creature simili), simili alle vittime disarmate del racket, si stanno affannando per troovare una soluzione che permetta di salvare Berlusconi senza trasformare il nostro paese in un narco-stato tipo Colombia, per intenderci. Del resto, dall'essere una repubblica delle banane non ci salverà più nessuno.























domenica 1 novembre 2009

Anti-corpi

La situazione politica, sociale e culturale italiana mette alla prova persino la capacità dei blogger di commetarla senza il timore che si tratti di parole al vento, totalmente inutili. Mentre la politica vive una stagione (troppo lunga) di ricatti incrociati, è la malavita organizzata a riportarci alla realtà: il killer della camorra ripreso mentre tende un agguato alla sua vittima appena uscita dal bar forse non sarà abbastanza 'pro-italiano', ma di sicuro è un po' l'emblema del nostro povero paese, unitamente alla reazione apatica dei passanti. Una nazione che non si sconvolge (ma neppure si agita) persino di fronte a gesti efferrati, visto che oramai ci ha fatto l'abitudine e non prova più nausea e disgusto. Non sorprende che i politici abbiano sorvolato su questo eventi, benché non possano lamentarsi per il tempo libero: anche questa settimana il parlamento resterà chiuso per l'impossibilità di discutere leggi, per la gioia di deputati come Luca Barbareschi che (vedi il Fatto di ieri) si sono lamentati della difficoltà di conciliare attività politica e lavorativa malgrado i 23.000 Euro+benefit di stipendio mensile.
Riusciranno a rianimarci gli sviluppi dei processi Mills/Berlusconi, della trattativa stato-mafia, o ci daranno semplicemente il colpo di grazia?

martedì 29 settembre 2009

Avanti popolo

"Smorzare i toni", "imbarbarimento del linguaggio politico", "offese gratuite", "reazioni esagerate", queste le reazioni dei vari Napolitano, Schifani, Alfano riguardo temi come il diritto a esistere di Annozero o la replica dei magistrati a sentirsi chiamare fannulloni. In effetti la parola politica si sta imbarbarendo sempre di più: gli avversari e i critici sono dei farabutti che meritano di morire ammazzati, fannulloni degni rappresentanti di un elite di merda e quant'altro. Detta così sembrerebbe che gran parte della colpa sia da ascrivere alla Destra, che però ribatterebbe di parlare "il linguaggio del popolo", come ha subito fatto Brunetta invece di di scusarsi per le sue esternazioni estremistiche. Viene da chiedersi: ma quale popolo conoscono loro? Fatto solo di buzzurri e/o punkabbestia alcolizzati che si augurano la morte dell'altro? Fatto di gente che ride a crepapelle alle battute sulla gente di colore, che se uno studente le facesse a scuola nei confronti di qualche compagno "abbronzato" rischierebbe seriamente un procedimento disciplinare grave? Insomma, un popolo becero e ignorante che rutta e dice parolacce a ogni occasione?
Forse sì, questo è il popolo preconizzato dalla Destra: il popolo della libertà di scherno.

domenica 13 settembre 2009

150 anni di scuola

I precari della scuola, martoriati dai tagli alle cattedre, hanno manifestato un po' per tutta Italia e sono previste anche nuove iniziative di lotta. Si tratta di un anno particolarmente delicato per l'istruzione italiana, soprattutto perché dal 2010-2011 dovrebbe partire la cosiddetta riforma Gelmini dei cicli della scuola superiore, che applica concretamente molte delle caratteristiche ideologiche dell'attuale maggioranza, in particolare per quanto riguardo la scomparsa di alcune materie che porterà a un vero e proprio esubero di massa, il quale probabilmente non risparmierà nemmeno il personale di ruolo. Difficile invece dire se Berlusconi, vista la situazione conflittuale con il Vaticano, cercherà di ottenere nuovamente la sua approvazione con elargizioni alla scuola privata oppure se proseguirà nella linea vendicativa; in ogni caso, i finanziamenti all'istruzione pubblica saranno comunque qualcosa di molto simile alla proverbiale canna del gas.
Il messaggio che passa ai giovani è molto chiaro: se la scuola si può salassare in questo, è perché non è realmente importante. Berlusconi ha detto che gli italiani vogliono essere come lui, che con la cultura non ha un particolare feeling e predilige anzi altri generi di ozi intellettuali. Del resto non si diventa per niente il miglior capo di governo degli ultimi 150 anni, e forse dobbiamo aspettarci una nuova puntata speciale di Porta a Porta questa volta per decantarci la salvezza del sistema scolastico italiano.

venerdì 4 settembre 2009

La crisi in crisi

"La crisi sta per finire" è un leit-motiv che oramai non appartiene più soltanto a Berlusconi e Tremonti, ma comincia a dilagare a livello mondiale; ne è sicuro persino il Fondo Monetario Internazionale, in gran parte responsabile di questo disastro economico con le sue politiche ultra liberiste. Il direttore generale Dominique Strauss-Khan è abbastanza convinto, anche se non sembra essere tutto rose e fiori: perché la crisi "persisterà anche se si stabilizzeranno i mercati finanziari e il Pil" e, soprattutto, porterà a una forte ondata di disoccupazione, per cui "la crescita della disoccupazione e la debolezza del mercato immobiliare continuano a comprimere i consumi".
Queste dichiarazioni, se ancora ce ne fosse stato bisogno, sono la dimostrazione lampante dell'ideologia mercantilistica e consumistica della grandi istituzioni economiche internazionali. Secondo loro la crisi sta finendo solo perché il mercato finanziario è stato salvato dal suo disfacimento, grazie agli stati che hanno rimpinguato le banche e piazzato i i titoli 'tossici' (una vera e propria forma di 'socialismo' che in confronto la tanto criticata riforma sanitaria di Obama fa ridere), e la disoccuopazione di massa non è altro che un fastidioso fenomeno collaterale, che non sarebbe poi neanche così problematico se questi lazzaroni senza lavoro sperperassero comunque i loro pochi soldi nell'acquisto di beni inutili, contribuendo quindi a salvaguardare il sacro Pil.
Qualcuno sperava che, nonostante tutto, la crisi economica avrebbe potuto aiutarci a sviluppare nuovi modelli di vita improntati su valori diversi da quelli che la globalizzazione voleva inculcare a forza a tutta la popolazione terrestre; e se parlare di 'opportunità data dalla crisi' poteva sembrare un po' grottesco, sicuramente si sperava in qualche cambiamento epocale. Nel 29 questi cambiamenti ebbbero la forma del new Deal roosveltiano da una parte e del nazi-fascismo dall'altra; oggi invece sembra di assistere a unico mare magnum fatto di soluzioni obsolete e inefficaci, ma in qualche modo già sperimentate e soprattutto figlie della medesima ideologia economica degli ultimi vent'anni, mentre se non altro non solo Roosvelt ma persino Hitler e Mussolini qualche elemento di novità lo potevano vantare.
Se l'unica conseguenza, alla fine, sarà che i ricchi si ritroveranno ancora più ricchi e i poveri più poveri, non è improbabile che questa crisi venga ricordata nei libri di storia come la vera tappa vincente del processo di globalizzazione neoliberista.

giovedì 27 agosto 2009

Profeta di Arcore

Dopo la cena con due giudici ella Consulta che a breve dovranno esprimersi sulla validità costituzionale del lodo Alfano, è arrivata anche quella con il Cardinale Bertone, segretario di stato Vaticano. Non ho mai amato Giovanni Paolo II, ma non credo che si sarebbe mai abbassato a fare una cosa simile: forse non avrebbe denunciato apertamente il carattere libertino-edonistico e per nulla cristiano di Berlusconi, ma non sarebbe andato a piangere a casa del presidentissimo temendo di perdere le laute prebende che il Governo passa alla Chiesa cattolica, non solo sotto forma economica ma anche attraverso leggi liberticide e retrograde come quella sul testamento biologico in discussione in questi giorni in Parlamento. Sono convinto che Woitjyla non avrebbe mai dato l'impressione di sentirsi inferiore a qualsiasi capo di stato, neppure il presidente degli Stati Uniti. E che effetto avrà avuto sui fedeli questo tentativo estremo di convincere Berlusconi a un comportamento un tantino più etico o se non altro presentabile? E' probabile che sarà passata come una concessione nei confronti dell'uomo più potente d'Italia: dopo la grande industria e la grande stampa, p arrivato il turno del Pontefice.
La tattica di Berlusconi è stata molto semplice: ha mandato avanti la Lega, ovvero l'anima paleo-nazista del centrodestra, e questa attraverso La Padania ha agitato lo spauracchio di modifica dei Patti Lateranensi; il resto della maggioranza è rimasto in silezio di fronte alle bordate di Bossi e compagni e si è fatto capire alla Chiesa i rischi a cui andava incontro. Qualcuno parlerebbe forse di metodo mafioso, un po' come le bombe "affettuose" che ogni tanto Mangano da latitante metteva nella cancellata della villa di Arcore per salutare il suo vecchio padrone.
Ratzinger e Bertone, di conseguenza, hanno riconosciuto che la parte del manico sta dalla parte di Berlusconi, la maggioranza approverà qualche legge di stampo clericale e tutti vivranno felici e contenti; e chissà che Berlusconi, nuovo Costantino, non mediti un proprio Concilio di Nicea.

mercoledì 19 agosto 2009

Io non so (e non voglio sapere)

Da molto tempo il Corriere della Sera, più che giornale dispensatore di notizie, è un vero e proprio crogiuolo di editoriali, pochi dei quali interessanti (Rizzo o Gian Antonio Stella, per intenderci) molti a dir poco rivoltanti (Panebianco, Ostellino e simili, sempre per intederci). L'edizione del Corriere di mercoledì 19 agosto si è segnalata per due pezzi di opinione: la presenza di un commento di Padoa Schioppa sulla crisi economica mondiale (dove si propone che il mondo occidentale abbandoni il mito della crescita per lascir sviluppare il resto dell'umanità... beh, dai tempi dei 'bamboccioni' qualche passo in avanti l'ha fatto!) e la risposta del prof. Galli della Loggia alle lagnanze di un giovane leghista. Per farla breve (trovate il testo intero all'url http://www.corriere.it/politica/09_agosto_19/Io_studente_leghista_Perche_mi_vergogno_dell_Unita_d_Italia_MatteoLazzaro_30c84cf4-8c8b-11de-90bb-00144f02aabc.shtml) il padano si lamentava sostanzialmente di tre cose:
1) la storia d'Italia è un obbrobrio, il Risorgimento è stata una cospirazione massonico-imperialista, poi è succeduto il fascismo pseudo-romano e infine l'Italia repubblicana clientelare e partitocratica
2) l'immigrazione ha una portata troppo vasta per creare un'integrazione, si diffondono idee pericolose a causa di un multiculturalismo d'accatto ma se dici queste cose ti accusano di razzismo
3) il Sud con il suo clientelismo e le sue truffe ai danni della collettività condiziona pesantamente il nord del Paese

Ernesto Galli della Loggia è sicuramente quello che Noam Chomsky chiamerebbe un 'intellettuale responsabile', cioé uno che cerca di dare una parvenza di razionalità a idealismo alle azioni molto poco nobili dei potenti di turno; ricordo che qualche mese fa scrisse che, in un paese occidentale, sarebbe normale abolire l'obbligatorietà dell'azione penale e decidere che sia l'esecutivo a stabilire la priorità riguardo ai crimini da combattere (ecco, magari non quelli che commettono gli stessi uomini di governo che dovrebbero deciderli!). Qualche giorno fa tuonava contro lo scarso trionfalismo per i 150 anni dell'unificazione italiana, e quindi non può essere d'accordo con l'analisi storica di Matteo Lazzaro (così si chiama il leghista) portando anche qualche argomento condivisibile. Ma per il resto (emigrazione e sud) il professore non ha dubbi: "la protesta è fondata", "ha ragione da vendere, e al­le sue ragioni non c’è proprio nulla da ag­giungere".
Pier Pasolini, nel suo famoso editoriale "Il romanzo delle stragi" (pubblicato, ironia della sorte, proprio sulla stessa testata dove oggi trova spazio Galli della Loggia) definiva l'intellettuale colui "che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero". Se la superficialità del leghista è comprensibile, quella di Galli della Loggia è a dir poco grottesca e incomprensibile: non rileva neppure la contraddizione insita nel giovane, che alla fine della lettera ritiene esprime la paura "che l’Italia di domani di italia­no non avrà più nulla e che il timore qua­si ossessivo di non offendere nessuno e di considerare ogni cultura sullo stesso piano, cancelli quel poco di memoria sto­rica che ancora abbiamo. Mi crea profon­do terrore la prospettiva che la nostra ci­viltà possa essere spazzata via come ac­cadde ai Romani"; tutto ciò dopo aver appena espresso il suo disgusto per la storia italiana, e dopo aver espresso un parallelismo con la fine dell'impero romano che qualsiasi storico anche di mezza tacca (quindi anche Galli della Loggia) avrebbe dovuto contestargli. Quali le cause dell'emigrazione, quali le vicissitudini che hanno portato alla triste condizione del Sud? Silenzio assoluto da parte dell''intellettuale'. E perché non parlare del vero cancro economico e sociale del Paese, ossia le mafie, che con il loro capillare controllo del territorio esercitano un'azione che mette addirittura in dubbio il fatto che si possa parlare di sovranità nazionale? Forse perché questo discorso sarebbe stato poco accattivante per il leghista? Forse perché ricordare la spregiudicatezza dell'imprenditoria del nord nei confronti del fenomeno offende non solo giovani studenti ma anche qualcheduno un po' più in alto nella scala sociale?
"È la ri­chiesta che la società meridionale la smet­ta di prendere a pretesto il proprio disa­gio economico per scostarsi in ogni ambi­to — dalla legalità, alle prestazioni scola­stiche, a quelle sanitarie, all’urbanistica, alle pensioni — dagli standard di un pae­se civile, tra l’altro con costi sempre cre­scenti che vengono pagati dal resto della nazione"; molto bene professore, ma perché le cose sono andate così? Si tratta di qualcosa di atavico insito nella cultura meridionale? Possibile che la storia d'Italia vada bene solo per le fanfare e le manifestazioni istituzionali?
Matteo Lazzaro non è razzista, ha solo le idee un po' confuse. Ma mai come certi professori universitari e sommi opinionisti.

sabato 15 agosto 2009

Fondi ad alto rischio

Dopo il piano-casa e il piano-sicurezza ecco arrivare anche il piano-anticriminalità organizzata: grazie a questo, ha sostenuto Berlusconi l'altro ieri in conferenza stampa, Maroni passerà alla storia come il ministro che ha sconfitto la mafia, nuovo eroe della destra italiana che va a rimpiazzare il compianto Mangano. Prima di sconfiggerla, però, sembra che il premier abbia voluto concederle qualche piccolo vantaggio, evidentemente per non rendere troppo impari la lotta: come ultimo provvedimento, Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacro Corona Unita potranno fruttare al meglio i soldi rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale. Ma quanto margine di autonomia avrà Maroni? Nella citata conferenza stampa, incalzato da una domanda di un giornalista di Repubblica, Berlusconi ha dichiarato che il consiglio comunale di Fondi non verrà sciolto perché "nessun membro ha ricevuto avvisi di garanzia".
La legge però non fa riferimento agli avvisi di garanzia; dal sito del SISDE apprendiamo che:
"Nei casi in cui la mafia entra in comune, arrivando a controllare il tassello dello Stato più vicino ai cittadini, vengono meno i principi fondamentali delle convivenza civile. Dove il governo del territorio viene esercitato da amministratori collusi con la criminalità organizzata i segni sono evidenti: assenza di piani regolatori, inefficienza dei servizi di polizia municipale, scuole in rovina, strade dissestate, rifiuti abbandonati per la mancanza di raccolta, abusivismo edilizio dilagante che non risparmia neppure il suolo demaniale, assistenza sanitaria inesistente, cimiteri abbandonati, personale assunto in maniera clientelare e senza selezione di merito, assolutamente impreparato ad affrontare le incombenze lavorative".
Di fatto la proposta di scioglimento si avanza a fronte di comportamenti tenuti dall'amministrazione pubblica, non in seguito alle pendenze penali dei suoi rappresentati (o non esclusivamente). E come l'avrà presa Maroni, che già ad Aprile era stato lui in persona a chiedere già al consoglio dei ministri di procedere allo scioglimento dopo alcune segnalazione della Direzione Distrettuale Antimafia e le sollecitazioni dell'assocazione dei prefetti?
(vedi ad esempio http://www.ultimissime.net/Cronaca/FONDI-Arturo-Gnesi-interviene-sullo-scioglimento-del-consiglio-comunale.html).
A quanto pare Berlusconi è intenzionato a tagliare i ponti con la mafia, ma non vuole privarla di Fondi...

venerdì 7 agosto 2009

Il pesante fardello di Ciancimino jr

"Persona assai equivoca, di modesto spessore culturale, che probabilmente sara' strumentalizzata da qualcuno"; così il Procurarore Generale di Caltanissetta Giuseppe Barcellona ha liquidato Massimo Ciancimino, figlio del più famoso Vito, andreottiano convinto e mafioso conclamato. Siccome fin dall'infanzia Ciancimino jr ha respirato l'aria di Cosa Nostra, non c'è da stupirsi che questi abbia letto in quelle esternazioni più di un semplice giudizio di valore, e che ora tema per la sua vita, così come i sostituti di Barcellona che lavorano sulle dichiarazioni di Ciancimino avranno sicuramente fiutato aria di guai.
A più di 15 anni dalla morte di Falcone e Borsellino e dalle stragi di Roma, Firenze e e Milano, la verità su quella sciagurata trattativa tra Stato e Cosa Nostra (con Ciancimino padre nel ruolo di intermediario con Riina e Provenzano) sembra essere sempre più vicina, e non si sa fino a quando l'attuale vicepresidente del CSM Nicola Mancino, all'epoca ministro degli interni, potrà negare di essersi incontrato con Paolo Borsellino pochi giorni prima che il magistrato venisse ucciso con il tritolo in Via d'Amelio. L'Italia è pronta a ricevere questa scomoda verità che farà luce sulla nascita di questa sconclusionata seconda repubblica? Probabilmente no, a giudicare dal degrado morale in cui si è caduti, ma si tratta di un passo obbligato che forse sarà utile per generazioni future, che magari vivranno in un'Italia migliore di questa dove si senta almeno un pochino del 'fresco profumo di libertà' invocato da Paolo Borsellino, una società dove magari Vittorio Mangano non sarà ricordato come un eroe e dove chi lo considera tale non viene osannato e appaludito.

martedì 28 luglio 2009

Per più di un piatto di lenticchie

Anche ieri l'Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana, rimbrotta stizzita contro coloro chi sostiene che la Chiesa non abbia sufficientemente preso le distanze dai comportamenti 'hardcore' di Berlusconi: l'organo dei vescovi ritiene di aver agito in "modo netto sul piano dei contenuti e della prassi" e "chiunque è stato raggiunto dai loro interventi ha capito quello che si doveva capire".
Basta dare una lettura a uno dei tanti ottimi libri della Chiarelettere, Vaticano SPA (scritto da Gianluigi Nuzzi, che per inciso non è un estremista mangiapreti ma lavora per il Giornale e Panorama) per capire le ragioni di questa presa di posizione molto mite: anche se lo IOR non è più quello delle gestioni a dir poco 'allegre' di Marcinkus e De Bonis, implicati rispettivamente nel crac dell'Ambrosiano e nel riciclaggio della maxitangente Enimont, è evidente che la banca vanticana è ancora epicentro di grandi affari internazionali non del tutto puliti che approfittano della legislazione bancaria molto blanda di Oltretevere. Nel libro non si parla mai di Berlusconi, ma è possibile che il proprietario del maggior impero mediatico italiano sia estraneo ad operazioni economiche con il Vaticano? Risulta molto difficile crederlo.
Nonostante entrambe le coalizioni, PDL e PD, sianno accomunate dal desiderio di ottenere di più l'approvazione ecclesiastica (in particolare in materia di scuola privata) la Chiesa ha sempre preferito il massone-libertino Berlusconi al cattolicissimo Prodi, preferendo uno sgravio sull'ICI a comportamenti pubblici ispirati a una maggior senso di responsabilità; ma fino a quando potrà agire in questo modo senza perdere definitivamente la faccia? Fino a quando basteranno occasionali casi Englaro con le loro boutade di polemiche e caos mediatico per far stare tranquilli i cattolici più intransigenti? E il consenso di Berlusconi rimarrà davvero così saldo se il Vaticano dovesse cominciare seriamente a criticare i suoi comportamenti privato-pubblici? Sembra che entrambi i soggetti, l'ex-unto del Signore e l'ex-chiesa dei poveri si giochino definitivamente molto della loro credibilità.

domenica 19 luglio 2009

SINISTRA RISCALDATA

E' nata la 'Federazione della sinistra di alternativa', ennesimo soggetto politico della sinistra radicale che questa volta raggruppa Rifondazione, PDCI e Socialismo 2000, aprendosi anche, come si legge nell'appello (http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/6247/430/), "ai movimenti e le persone che avvertono l’urgenza di affrontare insieme i compiti che ci sono davanti e che abbiamo prima indicato nelle linee generali". Praticamente lo stesso scopo che si era proposto Sinistra Europea dell'odiato Bertinotti.
Nell'appello si annuncia anche che la rottura del bipolarismo prevede anche la fine di ogni esperienza di governo con il PD, anche se Ferrero. (http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/6249/314/)non esclude affatto alleanze a livello locale, e non dica nulla riguardo alle esperienze di governo dove attualmente PDCI e Rifondazione si trovano in giunta con il PD.
L'appello si Sinistra Alternativa, condivisivile sotto molti punti di vista, presenta però diversi punti deboli che fanno riflettere sulla portata dell'intera operazione. In primo luogo Berlusconi non viene mai citato in tutto il documento, e solo una volta si accenna di sfuggita al 'berlusconismo', come se il 'capitalismo globalizzato' avesse originato in tutto il mondo occidentali simili aborti politici e non fosse una specificità italaiana; e siccome Berlusconi non viene praticamente considerato, non si spende una sola parola per la nostra Costituzione, che pure è figlia diretta della Resistenza e del patrimonio di quei movimenti popolari di cui Sinistra Alternativa si propone come prosecutrice. Ne consegue nessun riferimento alla situazione disastrosa nel campo della giustizia e alla grave minaccia all'indipendenza della magistratura.
Al pari delle altre formazioni radicali, anche Sinitra Alternativa sembra confondere i fenomeni con le cause, e non pare rendersi conto che la sconfitta della Sinistra è prima di tutto culturale e non si può pensare di uscirne fuori solo con qualche soluzione di architettura politica, agendo solo sul contenitore e non sul contenuto. Non puoi limitarti a dire "che Berlusconi è un frutto perverso di questo bipolarismo coatto, ha il 35% dei voti ma governa come se avesse il 60%" (Ferrero) quando invece l'anticultura (e antipolitica, quella vera) berlusconiana è qualcosa che pervade e corrompe tutta la società, e non solo il suo elettorato. E se il sistema maggioritario e il bipolarismo accrescono sicuramente la crisi politica e sociale, non ne sono direttamente responsabili, anche perché non sono nati da soli. "La costruzione di un movimento di massa per una uscita da sinistra dalla crisi ha quindi nella battaglia per il proporzionale, contro ogni tendenza autoritaria, contro le mafie e i loro intrecci con la politica, il suo corrispettivo sul piano istituzionale": altro scambio di cause con i fenomeni, dal momento che le mafie prosperavano anche con il proporzionale e che le radici dell'attuale sottocultura politica sono da far risalire agli anni Ottanta di Craxi e Andreotti, due figure osannate e riverite oggigiorno malgrado i loro noti crimini.
E se, giustamente, si vuole mantenere un'ottica di portata più vasta del semplice antiberlusconismo, allora perché non criticare alla radice la società del consumo e della crescita economica? Perchè l''anticapitalismo' più ripetuto non è la stessa cosa.
Il documento programmatico di Sinistra Alternativa si chiude con un auspicio che sarebbe condivisile: "Riteniamo indispensabile che la Federazione che proponiamo introduca profonde innovazioni nel modo di fare politica, a partire dai rapporti tra incarichi politici e incarichi istituzionali, per ricostruire una nuova etica pubblica, per consentire l’effettiva partecipazione di tutti gli aderenti alle decisioni e per ridare centralità alla pratica sociale". Ho usato il condizionale perché, per tutta l'appello, si è abusato di termini come "globale, globalizzato" e non si è mai parlato di Internet! Come puoi pensare a un modo di fare politica diverso da quello dei vecchi quadri di partito senza la Rete? Si tratta di un'assenza molto grave, tenendo conto del fatto che l'appello rappresenta un invito a movimenti sociali che grazie alla Rete hanno costruito la loro visibilità e credibilità politica. Si vede che le migliaia di Euro bruciate da Liberazione (con o senza Sansonetti) non hanno insegnato nulla.
Per concludere, c'è da pensare che Sinistra Alternativa sicuramente si distinguerà per qualche azione meritoria, ma non potrà dare nuova linfa alla Sinistra perché i suoi contenuti, prima ancora che vecchi, sono uno specchio deformato della realtà.

venerdì 17 luglio 2009

ECOLOGISMO MADE IN PD

Sulla bocciatura del tesseramento di Grillo da parte del PD (in concomitanza – è solo un caso? – con l’ennesima riabilitazione di Craxi, questa volta per bocca di Veltroni) e al dibattito sui candidati alle primarie per la segreteria rimando ai commenti di Grillo e Travaglio sui rispettivi blog, che condivido pienamente. Rifacendomi invece alle discussioni del G8 sulla difesa del clima vorrei parlare un po’ di come il tema dell’ambiente viene vissuto all’interno dei Democratici, materia di non poche riflessioni critiche.
“Il PD deve diventare la più grande forza ambientalista europea”, ha dichiarato qualche settimana fa l’attuale segretario (nonché candidato alla sua stessa successione) Dario Franceschini. Si potrebbe liquidare tutto con una sonora risata, ma proviamo ugualmente a prendere in considerazione seriamente il suo proposito ecologista.
Innanzitutto, diventare la “più grande forza ambientalista europea” è un obiettivo alquanto ambizioso: anche solo limitandoci all’ambito strettamente politico, esistono in Europa formazioni ‘verdi’ i cui contenuti sono molto simili a quelli di associazioni ambientaliste radicali come Greenpeace, ma è presumibile che non si riferisse a questi piccoli partiti estremisti, che sicuramente non sono considerati parte del ‘voto utile’. È verosimile allora che Franceschini intendesse i grandi partiti europei tradizionali, ma anche in questo caso il compito non è facilissimo: basti pensare al governo di centro-destra tedesco che ha deciso di bloccare lo sviluppo del nucleare, oppure al moderatissimo New Labour di Blair che, quando era ancora premier, fece commissionare un importate rapporto sulle condizioni climatiche mondiali a Nicholas Stern. Qualche cosa si muove anche lì, pur in modo stentato, di conseguenza per meritarsi la palma di partito più verde tra i moderati europei qualcosina di concreto bisogna tirarla fuori.
L’attuale leader del PD, quando era vice di Veltroni, non ha mai mostrato dissenso rispetto alla cosiddetta linea dell’ecologismo del ‘sì’, che ha significato il sostegno granitico a grandi opere come la TAV o all’utilizzo degli inceneritori, senza mai sprecare anche solo una parola in favore del risparmio energetico; ma è probabile che all’interno del partito, nel frattempo, si siano sviluppate posizioni più avanguardistiche, magari tra i giovani quadri. Ecco allora che il fautore della generazione dei quarantenni Enrico Letta non solo parla della necessità delle grandi opere a massiccio impatto ambientale, ma fonda un movimento il cui scopo è convincere le popolazioni locali ad accettare eco-mostri che deturpino i loro territori: si tratta del PIMBY, acronimo che sta per Please in my back yard (per favore nel mio giardino) e che fa il verso al NYMBY (Not in my back yard, non nel mio giardino), atteggiamento che secondo certi sociologi ben foraggiati caratterizzerebbe movimenti come i No-Tav e i No-Dal Molin. Forse Letta, malgrado a quarant’anni si senta ancora ragazzino, non è più abbastanza giovane e bisogna cercare candidati più adatti: chi meglio allora del neo sindaco di Firenze Matteo Renzi, trentaquattro anni, che in molti (a cui bisogna riconoscere sicuramente molto coraggio) definiscono l’Obama italiano? Nel suo caso è memorabile una famosa partecipazione ad Anno Zero dove si vantava di aver fatto costruire, quando era presidente della provincia di Firenze, degli inceneritori infischiandosene dei pareri negativi per la salute di medici e scienziati che gli erano stato presentati dal locale meetup degli amici di Grillo.
Forse i giovani non hanno ancora maturato la coscienza necessaria, ed è meglio rivolgersi a esponenti più saggi e avveduti, magari come il sindaco di Torino Chiamparino, il quale dopo sofferta riflessione ha rinunciato alla candidatura di segretario del PD ed è considerato uno dei più insigni esponenti del ‘partito del nord’. Chiamparino è un uomo per molti versi singolare ed eccentrico; ad esempio, è l’unica persona sulla terra che non faccia di professione il petroliere ad amare le code automobilistiche. Ovviamente non se è coinvolto lui in prima persona, ma gli fa piacere sentire alla radio notizie di intasamenti stradali nei pressi di Torino, perché ciò è simbolo di vitalità produttiva (non è una battuta tratta da di un film comico di Alvaro Vitali, ma è quanto ha sostenuto con assoluta serietà in un’intervista a Repubblica). Ispirandosi ai grandi condottieri del passato, Chiamparino è anche quello che vuole edificare un grattacielo come nuova sede della regione Piemonte, che dovrebbe diventare il simbolo della Torino moderna al posto dell’oramai obsoleta Mole. Questa nuova sede sarebbe sicuramente ideale per l’attuale governatrice, la PD Mercedes Bresso, nota per la chiarezza delle sue giustificazioni a sostegno della TAV (“La TAV va fatta perché deve essere un’opera che si deve fare e che quindi si farà” ecc.).
Gli ‘Ecodem’ del PD, ossia la corrente che fa riferimento all’allineatissima Legambiente, ha già dichiarato il sostegno a Franceschini. Del resto, se hai la sfortuna di essere un sostenitore del PD e di amare anche solo vagamente l’ambiente non hai molto scelta, perché il candidato avverso è Pierluigi Bersani, esponente di punta della forte lobby delle cooporative e di quelle edilizie in particolare; e non è affatto un caso che lo sponsor principale di Bersani sia il solito Massimo D’Alema, che tra i suoi principali finanziatori ha la CMC di Ravenna, impresa cooperativa coinvolta nella realizzazione della TAV, nell’ampliamento della base militare di Vicenza e più in generale attiva nel diffondere colate di cemento in giro del mondo, in Angola, in Mozambico, a Taiwan, nelle Filippine e persino in Sudan, dove ha realizzato un albergo di lusso tra le critiche di chi li accusava in questo modo di sostenere l’opera del capo del governo al Beshir, accusato di genocidio dal tribunale penale internazionale.
Per tornare a Bersani, è bene ricordare che si tratta di colui che, da ministro dell’economia, minacciò azioni legali contro l’ordine dei medici dell’Emilia-Romagna, reo di aver consigliato alle amministrazioni comunali e alla regione di cessare la costruzione di inceneritori adducendo le prove della loro grave nocività per la salute umana; e per finire in bellezza, si aggiunga che è stato uno dei pochi all’interno del PD possibilista riguardo al rilancio della tecnologia nucleare in Italia.
Un consiglio a Franceschini: se vuole essere più credibile, potrebbe pensare al suo partito non tanto come alla forza più ambientalista in Europa, ma a quella che si impegna di fare meno disastri di quanto non stia facendo ora.

PS: visto che Franceschini ha anche detto che sostenere una legge sul conflitto di interessi è giusto perché “non è antiberlusconismo”, sarebbe bello anche se ci dicesse quali sono le peculiarità del berlusconismo che a suo giudizio meritano rispetto e tutela.

domenica 12 luglio 2009

GRILLO TSUNAMI

Se la candidatura di Grillo alle primarie del PD fosse stata annunciata il primo di aprile sarebbe sembrata poco più di uno scherzo non troppo riuscito. Invece siamo in pieno luglio, appena reduci dal G8 che ha rinforzato la 'credibilità' di Berlusconi, dagli inviti del capo dello Stato a smorzare i toni e prossimi alla battaglia interna al PD per la nomina del nuovo segretario, che senza questa incredibile novità si sarebbe delineata stata grigia e monotona.
Sicuramente questo annuncio-shock scatenerà forti reazioni anche all'interno del popolo dei grillini, tra chi sosterrà appasionatamente il comico genovese e chi si sentirà in qualche modo tradito o quantomeno sconcertato per il fatto che, per la prima volta, Grillo esprime una precisa scelta di campo all'interno del panorama politico italiano.
Grillo viene spesso denigrato come un demagogo populista, un miliardario che incanta poveri ebeti arricchendosi grazie ai loro sogni e alle loro speranze con gli spettacoli, i DVD, i gadget, ecc. In effetti se Grillo non fosse il primo contribuente della provincia di Genova sicuramente non avrebbe avuto il tempo e la possibilità di diventare un 'cittadino informato', come ama definirsi, e non avrebbe potuto sostenere le campagne e le iniziative che lo hanno consacrato. La sua coscienza sociale è sempre stata un continuo working progress, per cui non c'è da stupirsi se siamo passati dal Grillo di una decina di anni fa che spaccava computer negli spettacoli a quello attuale strenuo sostenitore delle virtù della Rete. Oggi Grillo non rappresenta solo una persona, ma un movimento che ha arricchito il comico nonché un discreto numero di cittadini italiani; personalità come Pallante, Petrella e Travaglio (solo per citarne alcune) hanno portato dei contributi che non si possono più separare dalla sua figura, e i V-day sono state manifestazioni autenticamente popolari e non semplici bagni di folla volti a tributare qualche nuovo culto della personalità, e tutto questo senza alcuna promozione televisiva.
Sempre attaccato con accuse di 'antipolitica', populismo e quant'altro, pochissimi si sono presi la briga di riflettere sulle proposte del movimento di Grillo, che sono state esplicate in documenti come le Primarie dei cittadini del 2006 e la Carta di Firenze del 2008 nonché nelle proposte di referendum e di leggi di iniziativa popolare. Ricordiamo le principali:
- abolizione delle legge 30 (la cosidetta legge Biagi)
- introduzione di norme per il risparmio energetico e le energie rinnovabili
- acqua come bene pubblico non privatizzabile
- limite di due mandati per i parlamentari
- divieto di candidatura per chi ha subito una condanna passata in giudicato
- favorire la connettività e l'accesso a Internet
Sono tutti temi sicuramente di 'sinistra', e che collidono fortemente con l'atteggiamento tenuto più o meno da tutti i leader del PD, che hanno sempre parlato di flessibilità 'buona', di inceneritori e grandi opere, di privatizzazioni e che non hanno mai voluto affrontare la questione morale dentro e fuori il partito legittimando di fatto Berlusconi. Malgrado tutto, il popolo del PD è ancora fatto da gente di sinistra che in gran parte votava per il PCI e che si riconosce nelle tematiche grilline, senza magari condividerne i toni, le zoccole e i vaffanculo, ma indubbiamente Grillo spesso dà voce anche alle frustrazioni neanche troppo nascoste palpabili all'interno di un elettorato che vorrebbe un opposizione a Berlusconi e una svolta nel Paese e non le vede.
Il richiamo fatto dal comico a Berlinguer è particolarmente importante non tanto perché sia stata una figura infallibile (anzi, i suoi errori nella gestione del 'compromesso storico' e nella selezione dei quadri dirigenziali del PCI sono stati gravi) ma perché riusciva a dare alla sinistra speranza, vitalità e fiducia che non si sono mai più riviste, e che il movimento di Grillo può restituire.
Gianfranco Funari, che quanto a finezza non era certamente da meno, parlava della necessità "mettere un dito nel culo al futuro"; candidandosi alla guida del PD è come se Grillo infilasse l'intero braccio.

sabato 11 luglio 2009

LA SALVEZZA VERRÀ SOLO DAI PICCOLI

Il mondo è pieno di illusi, ma penso che nessuno arrivi al punto di pensare che possano uscire proposte salvifiche per il pianeta da un vertice del G8. Occorre però ammettere che fino a oggi queste manifestazioni avevano sempre avuto una loro coerenza, nel senso che, all’interno delle solite giaculatorie sulla necessità di privatizzare ogni angolo del pianeta, di spianare la strada al libero mercato e sui benefici che ciò avrebbe comportato ai paesi più poveri, potevi riconoscere un filo perversamente logico e razionale, quello dell’ideologia neoliberista delle multinazionali.

Il G8 di L’Aquila invece, non può neppure vantare questa qualità, è fortemente schizofrenico. Ma andiamo con ordine.

Oggi tutti i media strombazzano l’evento storico per cui finalmente anche gli otto grandi, bontà loro, hanno riconosciuto che l’effetto serra è un fenomeno reale e non l’invenzione di qualche pazzo ecodisfattista; giustamente il resto dell’umanità si sta chiedendo quando arriverà il momento della scoperta dell’acqua calda, ma bisogna ammettere fuori da ogni ironia che si tratta di un passo in avanti. Solo qualche mese fa, ad esempio, il governo italiano si era allineato con alcuni paesi dell’est europeo contro delle direttive UE sulla riduzione delle emissioni con la motivazione che l’effetto serra non solo non era scientificamente provato, ma che addirittura i cambiamenti climatici previsti avrebbero comportato dei benefici. Quindi, meglio arrivarci con 25-30 anni di ritardo che mai. Il G8 ha convenuto anche sul fatto che gli aumenti di temperatura vadano contenuti entro i 2°C (senza però specificare che si tratta una soglia oltre la quale l’esistenza stessa della specie umana sulla Terra è seriamente minacciata), e che per giungere a questo traguardo occorre arrivare a tagliare la metà delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Per il resto non è stato fissato nessun traguardo intermedio e soprattutto non è stata indicata nessuna soluzione pratica; si sono ripresentati i classici scontri tra paesi maggiormente industrializzati e paesi in via di sviluppo, con la riproposizione da parte di questi ultimi del ‘diritto di inquinamento’ per giungere agli standard di benessere materiale occidentale: la ‘svolta ambientalista’ del G8 abruzzese è tutta qui, a parte qualche vago accenno alle energie rinnovabili. Persino il moderato segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha parlato di grave occasione mancata.

Ovviamente era assurdo attendersi di più perché, come è scritto nel documento finale, l’obiettivo centrale è e resta la “crescita stabile e sostenuta a lungo termine”, motivo per cui l’imperativo consiste nel “mantenere i mercati aperti e liberi e respingere il protezionismo”; e per finire in bellezza, ecco un accorato appello alla difesa del copyright: “l’inno­vazione può essere promossa attra­verso un efficiente sistema di diritti sulla proprietà intellettuale.” Verrebbe seriamente da pensare che questa relazione consista per gran parte di copia/incolla di documenti degli altri vertici, della Banca Mondiale e del FMI, del WTO, ecc rivisti qua e là con qualche affermazione solenne.

Ovviamente l’ideologia della crescita non può proporre alternative per l’ambiente e la fame del mondo, perché dovrebbe negare se stessa. Il libero mercato globale presuppone trasporti a lunga distanza che sono tra i principali responsabili della crisi climatica; l’invasione senza controllo dei prodotti occidentali massacra le economie contadine delle nazioni più poveri, e la proprietà intellettuale spesso non fa altro che tutelare la bio-pirateria delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo, oltre a frenare l’innovazione con la forza di licenze e brevetti. Sono tutte problematiche che chi contesta la globalizzazione oramai conosce molte bene da alcuni anni, ma penso che ugualmente non si possa non rimanere sbigottiti da Berlusconi che, per risollevare i paesi poveri, propone di aiutarli a “costruire strade”, presumibilmente ai danni di quelle foreste tanto importanti per contenere la crescita della temperatura che sta tanto a cuore al G8. Secondo Vandana Shiva rispetto alle proposte previste inizialmente per il vertice di Copenaghen di dicembre si sono fatti dei passi in avanti, e se lo dice lei bisogna crederci, ma credo che non cambi l’orizzonte di riferimento a cui l’umanità debba ispirarsi.

I poteri forti economici transnazionali, che sono usciti indeboliti dalla grande crisi economica e che cominciano a sperimentare sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici (vedi uragano Katrina) iniziano ad avere alcuni scrupoli, che si rispecchiano non solo nelle blande prescrizioni per la finanza e l’ambiente del G8, ma che si erano già manifestate negli ultimi periodi della presidenza Bush. Sul versante ecologico hanno preparato la loro ricetta, che consiste nell’energia nucleare, nella diffusione di massa dei biocarburanti, nella creazione di grandi centrali a energie alternative, nell’incenerimento sempre più sofisticato dei rifiuti ecc. tutti palliativi che addirittura rischiano di aggravare la situazione, ma è impossibile chiedere loro di più, perché dovrebbero realizzare interventi che frenano la crescita economica, la libertà di circolazione delle merci e la commercializzazione di ogni settore dell’esistenza umana; è come chiedere al leone di diventare vegetariano.

La svolta culturale può avvenire solo dal basso. A livello locale i cittadini hanno maggiore influenza sul potere politico, e possono agire più efficacemente; nelle nostre case possiamo adottare rimedi atti a favorire il risparmio energetico; possiamo sostenere i prodotti realizzati in base a logiche diverse da quelle del libero mercato globale; possiamo bloccare le ‘grandi opere’ che deturpano l’ambiente; possiamo costruire filosofie di vita non basate sull’accaparramento insensato di beni di consumo; le piccole-medie imprese, meno vincolate della grande industria, possono realizzare interventi tecnologici davvero utili e sostenibili, e bisogna battersi per farle diventare anche economicamente convenienti attraverso una fiscalità mirata. Con tutto il rispetto per Obama, si ha la netta impressione che a ‘a dare il buon esempio’ debbano essere soggetti molti diversi da quelli che ha in mente il presidente americano.