martedì 29 settembre 2009

Avanti popolo

"Smorzare i toni", "imbarbarimento del linguaggio politico", "offese gratuite", "reazioni esagerate", queste le reazioni dei vari Napolitano, Schifani, Alfano riguardo temi come il diritto a esistere di Annozero o la replica dei magistrati a sentirsi chiamare fannulloni. In effetti la parola politica si sta imbarbarendo sempre di più: gli avversari e i critici sono dei farabutti che meritano di morire ammazzati, fannulloni degni rappresentanti di un elite di merda e quant'altro. Detta così sembrerebbe che gran parte della colpa sia da ascrivere alla Destra, che però ribatterebbe di parlare "il linguaggio del popolo", come ha subito fatto Brunetta invece di di scusarsi per le sue esternazioni estremistiche. Viene da chiedersi: ma quale popolo conoscono loro? Fatto solo di buzzurri e/o punkabbestia alcolizzati che si augurano la morte dell'altro? Fatto di gente che ride a crepapelle alle battute sulla gente di colore, che se uno studente le facesse a scuola nei confronti di qualche compagno "abbronzato" rischierebbe seriamente un procedimento disciplinare grave? Insomma, un popolo becero e ignorante che rutta e dice parolacce a ogni occasione?
Forse sì, questo è il popolo preconizzato dalla Destra: il popolo della libertà di scherno.

domenica 13 settembre 2009

150 anni di scuola

I precari della scuola, martoriati dai tagli alle cattedre, hanno manifestato un po' per tutta Italia e sono previste anche nuove iniziative di lotta. Si tratta di un anno particolarmente delicato per l'istruzione italiana, soprattutto perché dal 2010-2011 dovrebbe partire la cosiddetta riforma Gelmini dei cicli della scuola superiore, che applica concretamente molte delle caratteristiche ideologiche dell'attuale maggioranza, in particolare per quanto riguardo la scomparsa di alcune materie che porterà a un vero e proprio esubero di massa, il quale probabilmente non risparmierà nemmeno il personale di ruolo. Difficile invece dire se Berlusconi, vista la situazione conflittuale con il Vaticano, cercherà di ottenere nuovamente la sua approvazione con elargizioni alla scuola privata oppure se proseguirà nella linea vendicativa; in ogni caso, i finanziamenti all'istruzione pubblica saranno comunque qualcosa di molto simile alla proverbiale canna del gas.
Il messaggio che passa ai giovani è molto chiaro: se la scuola si può salassare in questo, è perché non è realmente importante. Berlusconi ha detto che gli italiani vogliono essere come lui, che con la cultura non ha un particolare feeling e predilige anzi altri generi di ozi intellettuali. Del resto non si diventa per niente il miglior capo di governo degli ultimi 150 anni, e forse dobbiamo aspettarci una nuova puntata speciale di Porta a Porta questa volta per decantarci la salvezza del sistema scolastico italiano.

venerdì 4 settembre 2009

La crisi in crisi

"La crisi sta per finire" è un leit-motiv che oramai non appartiene più soltanto a Berlusconi e Tremonti, ma comincia a dilagare a livello mondiale; ne è sicuro persino il Fondo Monetario Internazionale, in gran parte responsabile di questo disastro economico con le sue politiche ultra liberiste. Il direttore generale Dominique Strauss-Khan è abbastanza convinto, anche se non sembra essere tutto rose e fiori: perché la crisi "persisterà anche se si stabilizzeranno i mercati finanziari e il Pil" e, soprattutto, porterà a una forte ondata di disoccupazione, per cui "la crescita della disoccupazione e la debolezza del mercato immobiliare continuano a comprimere i consumi".
Queste dichiarazioni, se ancora ce ne fosse stato bisogno, sono la dimostrazione lampante dell'ideologia mercantilistica e consumistica della grandi istituzioni economiche internazionali. Secondo loro la crisi sta finendo solo perché il mercato finanziario è stato salvato dal suo disfacimento, grazie agli stati che hanno rimpinguato le banche e piazzato i i titoli 'tossici' (una vera e propria forma di 'socialismo' che in confronto la tanto criticata riforma sanitaria di Obama fa ridere), e la disoccuopazione di massa non è altro che un fastidioso fenomeno collaterale, che non sarebbe poi neanche così problematico se questi lazzaroni senza lavoro sperperassero comunque i loro pochi soldi nell'acquisto di beni inutili, contribuendo quindi a salvaguardare il sacro Pil.
Qualcuno sperava che, nonostante tutto, la crisi economica avrebbe potuto aiutarci a sviluppare nuovi modelli di vita improntati su valori diversi da quelli che la globalizzazione voleva inculcare a forza a tutta la popolazione terrestre; e se parlare di 'opportunità data dalla crisi' poteva sembrare un po' grottesco, sicuramente si sperava in qualche cambiamento epocale. Nel 29 questi cambiamenti ebbbero la forma del new Deal roosveltiano da una parte e del nazi-fascismo dall'altra; oggi invece sembra di assistere a unico mare magnum fatto di soluzioni obsolete e inefficaci, ma in qualche modo già sperimentate e soprattutto figlie della medesima ideologia economica degli ultimi vent'anni, mentre se non altro non solo Roosvelt ma persino Hitler e Mussolini qualche elemento di novità lo potevano vantare.
Se l'unica conseguenza, alla fine, sarà che i ricchi si ritroveranno ancora più ricchi e i poveri più poveri, non è improbabile che questa crisi venga ricordata nei libri di storia come la vera tappa vincente del processo di globalizzazione neoliberista.