sabato 31 luglio 2010

Presi dallo sFINImento

Normalmente evito affrontare di tematiche prettamente politiche perché realizzerei delle brutte copie degli articoli de Il Fatto, quindi è molto meglio lasciarle a loro e parlare di altro. Oggi però sento di fare un distinguo rispetto al mio quotidiano di riferimento per quanto conerne la vicenda Berlusconi-Fini, sulla quale concordo con il giornalista della redazione a cui mi sento meno vicino, cioé Luca Telese. Intendiamoci subito: va benissimo sostenere il presidente della Camera al di là dei suoi meriti se questo può servire a liberarci dal duce di Arcore, però è anche opportuno non trasformare in eroi quelli che fino a ieri sono stati complessivamente dei soldati ubbidienti.
Il Fatto titola oggi: "Fini incastra il Caimano". A essere sinceri, è stato Berlusconi a cacciare Fini, non se n'è andato da solo, e dopo le avvisaglie dell'espulsione aveva persino tentato una riappacificazione sdegnosamente rifiutata. Speriamo che adesso l'ex leader di AN non cambi idea, perché su temi come il fascismo, Mussolini, l'immigrazione e la democrazia ha già dato prova in passato di forte instabilità.
Chi sono poi questi finiani, gli eredi di Grandi e dei membri del Gran Consiglio che silurarono Mussolini? Italo Bocchino ce lo ricordiamo bene per la sua verve polemica para-gasparriana nei programmi politici in tv. Luca Barbareschi, celebre conduttore di 'C'eravamo tanto amati' e altre amenità del genere, qualche mese lamentava che ventimila euro al mese di stipendio erano troppo pochi. In effetti le teste migliori non sono loro, bensì due condottieri che per le loro battaglie per la libertà hanno meritato un blog sul sito de Il Fatto. Leggiamo i loro commenti sulla situazione:
Fabio Granata: "Siamo incompatibili con un partito che esprime piena e convinta solidarietà a chi, condannato in appello per associazione mafiosa, come prima dichiarazione, proclama l’eroismo di un capomafia palermitano".
Angela Napoli: "Per il PDL i “galloni” si conquistano se intaccati dalla giustizia, altrimenti “fuori”".
Strana la vita... quando Dell'Utri era condannato 'solo' in primo grado la beatificazione di Mangano evidentemente era permessa, secondo Granata. E dov'era la signora Napoli quando venivano ricoperti di cariche i Previti, i Fitto, gli Storace, e altri indagati o rinviati a giudizio? Forse che la tradizione dei galloni sia iniziata solo con Cosentino e Brancher?
Come si sono comportati Granata, Napoli e il resto della truppa quando c'era da abolire il falso in bilancio? E nei confronti delle più di 30 leggi ad personam che dal 94 a oggi Sua Emittenza è riuscito a scucire?
Sono stato combattuto fino all'ultimo sulla necessità di scrivere un commento che anche solo indirettamente potrebbe favorire Berlusconi. Alla fine dico: lunga vita a Fini e ai finiani, autentica speranza per la caduta di questo governo mortifero. Ma per una politica diversa e migliore occorre molto di più.

sabato 24 luglio 2010

Fascino atomico

Herbert Marcuse ha teorizzato il dominio incontrastato della scienza e della tecnica come tratto caratteristico della condizione di 'schiavitù liberatoria' della società dei consumi, evidenziando come la scienza riesca a far sembrare razionali anche ciò che con la Ragione a ben poco a che fare. Peccato che il filosofo tedesco, oggi ritenuto per lo più un 'cattivo maestro' oramai obsoleto, non abbia potuto conoscere Umberto Veronesi, l'oncologo senatore del PD entusiasta dell'energia atomica, che Berlusconi vorrebbe presidente della nuova Agenzia Atomica. L'intervista rilasciata a Repubblica (http://www.repubblica.it/politica/2010/07/24/news/veronesi_nucleare-5790768/?ref=HREC1-10) fa riflettere su molte cose, e non solo suMarcuse. Basta anche solo leggere questo breve estratto:

"Sono uno scienziato, la scienza smonta le paure. Mi affascina il pensiero che un neutrone scagliato contro un atomo di uranio possa far scaturire una quantità di energia così gigantesca da risolvere buona parte del fabbisogno energetico del mondo. Il nucleare può affrancarci dalla dipendenza dal petrolio, un giogo che ha scatenato sanguinosi conflitti. Una fonte dannosa alla salute dell'uomo e a rischio di immensi disastri ambientali come dimostra la recente catastrofe alla Bp".
Nessuna alternativa?
"In questo momento no. Per il solare ritengo sia necessaria una politica di grandi investimenti nella ricerca oggi non attuabile. Le potenzialità del solare sono molto elevate, ma la tecnologia è in ritardo e i soldi per accelerarla non ci sono".
Che cosa risponde all'opposizione degli ambientalisti?
"Sono molto influenzato dalla matematica e dalla fisica, mi sono battuto perché le innovazioni nella fisica fossero introdotte nella medicina e nelle terapie per la cura del cancro. Non mi nascondo certo che la costruzione di centrali nucleari sia un'altra cosa, sia materia delicatissima e non priva di rischi, ma il pericolo di un incidente, l'unico per la salute connesso al nucleare, è ormai vicino allo zero. Credo che questa sia un'opinione condivisa dalla maggior parte degli scienziati".

Veronesi in poche righe mette molta carne al fuoco, con tematiche che potrebbero richiedere libri interi per dare risposte adeguate. Proviamo a fare una sintesi:
1) che lo scopo della scienza sia "smontare le paure" sembra opinabile. Si pensava che la scienza rispondesse alla definizione che si trova anche su Wikipedia: "Per scienza si intende un complesso organico di conoscenze ottenuto con un processo sistematico di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà fattuale delle cose e delle leggi in base alle quali avvengono i fenomeni". Quindi può demolire paure o rafforzarle; questa visione 'rassicuratrice' della scienza, anche senza essere Marcuse, risulta alquanto sospetta perché fortemente ideologica.
2)il freddo e razionale scienziato si affascina all'idea di un atomo che va a sbattere rilasciando una quantità enorme di energia; forse non lo sa, ma lo stesso sentimento era provato da diversi scienziati del progetto Manhattan, malgrado la loro repulsione all'idea dello sterminio che avrebbe provocato la bomba atomica. In tutto questo c'è ben poco di scientifico e razionale, sembra forte il rischio di confondere realtà e utopia.
3) l'energia nucleare come 'ribelle' alternativa al nucleare non regge. Basta pensare a George W.Bush, il presidente petroliere che però era anche fanatico del nucleare, nonché della guerra, l'incubo da cui l'atomo dovrebbe affrancarci. Si sono mai viste campagne pubblicitarie di BP o Shell contro il nucleare? In genere i loro obiettivi sono altri.
Nucleare e combustibili fossili hanno invece molto in comune, in particolare la tendenza a rendere il cittadino-utente passivo e dipendente nei confronti del fornitore di energia, e più in generale nei confronti di chi detiene il potere.
4) se ne sono sentite tante sulle energie alternative, ma che un sostenitore del nucleare abbia la sfacciataggine di dire che 'costano troppo' è davvero il colmo. Il solo piano tra Enel ed Edf (l’ente energetico francese), in particolare, coprirà 16-18 miliardi di euro in investimenti. Se provassimo a destinare un po' di questi fondi al risparmio energetico e alle energia alternative, chissà, forse i risultati affascinerebbero anche il buon Veronesi.

Per quanto riguarda il PD, per ora si sono solo levate solo proteste legate al fatto di accettare una poltrona da Berlusconi; sul nucleare non si sono espressi perché notoriamente è un progetto condiviso da molti anche dentro il centro-sinistra. Le fascinazioni del PD, si sa, non sono meno inquietanti di quelle di Veronesi...

venerdì 23 luglio 2010

Libera FIAT in libero stato

Berlusconi è notoriamente un artista della smentita e della contraddizione, eppure, per una volta, riferendosi alla delocalizzazione FIAT in Serbia, potrebbe essere stato sincero: "In una libera economia ed in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare dove è più conveniente la propria produzione. Mi auguro però che questo non accada a scapito dell'Italia e degli addetti a cui la Fiat offre il lavoro".
Vedremo se saranno altrettanto onesti i giornalisti che dovranno commentare questo breve sproloquio logico, se lo presenteranno come una perla di saggezza.
Le delocalizzazioni nuociono sempre alla nazione di origine dell'azienda, quindi non si capisce come il trasferimento della produzione in Serbia o altrove non possa non danneggiare l'Italia: ciò è abbastanza ovvio. Meno ovvi invece sono i miliardi di euro spesi tra incentivi e cassa integrazione per sostenere l'azienda del Lingotto, almeno in "una libera economia ed in un libero stato", ma questo il Premier non lo dice.
Chi ama parlare invece è Marchionne, prontamente spalleggiato dal segretario CISL Bonanni: "I lavoratori della Fiat devono stare in guardia rispetto a tutti coloro che sanno solo speculare sulle vicende sindacali, creando confusione e preoccupazione nelle fabbriche e nel Paese", dichiarazione in risposta alle proteste della FIOM. L'AD FIAT nei giorni scorsi aveva parlato di "sindacato non serio": aveva ragione, nessuna delle sigle delle associazioni di lavoratori ha seriamente capito la posta in gioco, che non sono solo posti di lavoro o l''italianità' di un'impresa; si tratta di capire quanto il nostro stato sia ancora 'libero' come lo intende Berlusconi.

mercoledì 7 luglio 2010

Pericolo bolivariano

«Siamo al secondo tempo di un film che non può essere protratto a lungo. Non vorrei che dopo Berlusconi arrivasse Chavez...o il Parlamento riprende il suo ruolo o non c’è libertà per nessuno»
Questa frase di Pierluigi Bersani, ripresa ieri dalle agenzie e poi dai principali quotidiani, non ha destato particolare scalpore - del resto è raro che il segretario del PD ci riesca - invece merita attenzione, perché è rivelatrice di tante cose. In questi anni Berlusconi è stato paragonato un po' a tutto: a Mussolini, a Peron, a Dio, ad Al Capone, ma credo che sia la prima volta che venga tirato in ballo Chavez.
Sentendo Bersani, molta gente di sinistra, persino tra gli elettori del PD, avrà trovato motivo di speranza, all'idea che a succedere il tycoon di Arcore possa essere un presidente 'bolivariano', smentendo il leader del PD che la vede come la peggiore delle opzioni possibili. Ma perché?
Dopo tanto dibattito sul diritto di poter criticare Saviano, sarebbe inutile riproporre una sterile polemica sull'opportunità di non auspicare Chavez come capo del governo, ovviamente legittima e sacrosanta; resta però da chiedersi: ma un segretario del PD, con tutte le risorse dialettiche esistenti, è proprio necessario che lo prenda come esempio di futuro peggiore di quello attuale? Oggi, che viviamo nel governo all'insegna del sultanato e dell'impunità più assoluta, con l'immoralità elevata a regola di vita, un segretario del PD può davvero essere convinto che Chavez sia peggio di Berlusconi? Chi è più realmente populista tra i due? Era più democratico il Venezuela pre o post Chavez? E quale Italia era più liberale e pluralista, per caso quella che ha avuto origine dalla 'discesa in campo'?
E Bersani poi, è meglio di Chavez? Chi dei due è più bravo a fare breccia nel blocco sociale di riferimento? Chi dei due è stato maggiormente capace di attuare interventi concreti per il suo popolo? Chi dei due è sopravvissuto a un colpo di stato?
Chavez si può benissimo odiare, ma non mancargli di rispetto. E Bersani, con la sua improvvida dichiarazione, non solo l'ha fatto, ma ha indirettamente nobilitato colui che dovrebbe essere il vero avversario e pericolo.