sabato 7 aprile 2012

Giustizia ad orologeria

Ho sempre odiato l'espressione 'complotto giudiziario', anche perché di solito viene utilizzata da persone dell'establishment che non subiscono complotto alcuno e semplicemente sono state pescate con le mani nella marmellata. Sulla 'giustizia ad orologeria', invece, posso concedere, anche se in un senso molto diverso da quanto intendono i vari politici-imprenditori colti sul fatto.
Ad esempio, non me la sento di criticare quei leghisti che fanno notare la strana coincidenza tra il passaggio della Lega all'opposizione del governo Monti e la scoperta della gestione truffaldina dei soldi pubblici da parte del tesoriere del Carroccio Belsito. Anche perché, storicamente, non si tratta di un caso isolato.
Nel 1987, Cosa Nostra subiva il primo importante smacco giudiziario nel famoso Maxiprocesso, dove l'ufficio istruzione di Palermo guidato da Caponneto grazie all'impegno, tra gli altri, di Falcone e Borsellino, era riuscito a comminare ergastoli ai più potenti boss dei Corleonesi; questo è cronaca storica. Meno noto è il fatto che l'ambasciata USA fosse molto interessata al processo, al punto che si pensava di far presenziare l'ambasciatore statunitense in Italia o un console al processo, idea che venne scartata a causa dell'eccessivo significato simbolico. Gli USA, che ai tempi della Guerra Fredda avevano utilizzato sistematicamente Cosa Nostra in chiave anti-comunista, ora con lo sfacelo dell'impero sovietico avevano inserito la guerra al narcotraffico tra le priorità nazionali, e i sanguinari Corleonesi erano diventati un fardello scomodo.
In molti hanno parlato di un coinvolgimento USA anche nella scoperta di Tangentopoli. I corrotti politici della Prima Repubblica, bisogna riconoscere, qualche merito lo avevano: malgrado le tensioni della Guerra Fredda, la presenza del maggior partito comunista occidentale e la posizione strategica dell'Italia, i governanti democristiani e pentapartitisti erano stati ben attenti a evitare il coinvolgimento attivo del nostro Paese in qualsiasi conflitto, e non avevano esitato, nell'interesse nazionale, ad assumere posizioni poco gradite agli USA e ai suoi stretti alleati (vedi la politica filo-araba di Moro, che può aver contribuito alla sua fine, e Craxi con la vicenda di Sigonella): per far fare la guerra all'Italia, se si esclude la parentesi della prima guerra del Golfo, c'è voluta la 'nuova' classe dirigente post-comunista guidata da D'Alema.
Ovviamente anche Berluscon i reclama vendetta: le sue vicende processuali (Ruby-gate, processo Mediatrade, ecc.) sono state strombazzate in lungo e in largo fino a quando è stato premier, poi arrivato Monti ha cominciato a sgonfiarsi tutto ed è arrivata la prescrizione per il caso Mills.
In ogni caso, a Bossi, Berlusconi e a tutte le vittime dell'orologio giudiziario un consiglio caloroso su come evitare ogni guai: comportarsi onestamente. Ma come diceva Giuliano Ferrara - uno che se ne intende - “ Se vuoi fare politica devi essere ricattabile.. devono sapere qual è il tuo prezzo e quant’è lungo il tuo guinzaglio. Se non sei ricattabile, non sei controllabile e quindi non ti ci vogliono” oppure, aggiungo io, ti fanno pagare il conto salato.