giovedì 6 settembre 2012

Amati compagni, Pussy Riot e strumentalizzazioni: la mia ritrovata quiete dopo la tempesta

Passata la furia (in fondo in fondo ho un'anima punk proprio come le Pussy Riot) vorrei riflettere sui contributi che Debora Billi - a cui porgo ancora le mie scuse, sperando che le accetti - e Pandemicamente hanno portato commentando il mio ultimo post. Voglio cominciare da Debora e questa volta, per non metterle in bocca cose non dette, farò un fedele copia+incolla: "Secondo, perché anche da un punto di vista femminista, come al solito le donne che protestano fanno notizia solo quando si scoprono il culo e le tette e mai quando prendono manganellate in faccia. Tipico dell'informazione scandalistica in cui siamo immersi, che le usa come veicoli consezienti per attirare l'attenzione di quel pubblico interessato più a Belen che ai noTAV" Premesso che spesso le due cose vanno a braccetto - di solito la polizia non usa metodi molto galanti con le manifestanti nudiste - la colpa è dell'informazione e non delle Pussy Riot, di Femen o di chiunque altro usi il corpo nudo per protestare. Quando cerco di riflettere su questo tipo di manifestare, così come sule pratiche pornoattiviste, non mi trovo molto a mio agio anche se devo riconoscere che l'idea dell'intrinseca scandalosità del corpo e del ritorcere sul sistema la logica del corpo-oggetto un po'la trovo interessante. Quando ne parlo di solito la gente mi chiede, in stile rasoio di Occam: "Ma tu vorresti che tua figlia-moglie-madre facesse cose del genere?". Immagino di no, però non vorrei neanche che vestite di tutto punto prendessero le manganellate, per una semplice questione affettiva. E l'affetto, al pari dell'amore e dell'odio non è una categoria politica e oggi voglio occuparmi di politica. Certo con il senno di poi avrei preferito che i minatori sudafricani morti negli scontri con la Polizia - una vicenda di cui quella Pussy Riot è stata accusata di essere un distrattore di massa - si fossero spogliati per protesta, almeno sarebbero ancora vivi. E' cinico dirlo ma è così. Un'altra obiezione classica è che questi metodi sarebbero l'equivalente antagonista delle varie Minetti, Carfagna e delle donne in politica unicamente per meriti fisici, cosa che contesto radicalmente. Le manifestanti nudiste, a differenze di queste politicanti, non sottraggono posti a nessuno e il 'premio' generalmente è la galera o almeno la schedatura e il fermo di polizia. Quello che mi ha dato fastidio dell'accostamento Pussy Riot-Sara Tommasi è stato il fatto che le tre ragazze non hanno chiesto la clemenza della corte e hanno accettato il carcere mentre non so se la nostra Sara nazionale sarebbe altrettanto irriducibile. E sinceramente non so se il carcere sarà più leggero solo per la solidarietà di Madonna, Red Hot Chili Peppers, Žižek o della Clinton e del Dipartimento di Stato. Ma la cosa che dobbiamo tenere a mente è che in carcere le tre Pussy Riot ci sono andate per la preghiera punk nella cattedrale di Mosca (assolutamente vestite) per protestare contro il sostegno della Chiesa Ortodossa a Putin. E se in coscienza non penso che riuscirei a manifestare nudo - non sarebbe certo un bello spettacolo del resto - sicuramente credo che parteciperei a un atto come quello nella chiesa moscovita. In quel caso spero di avere anche io il fegato di accettarne tutte le conseguenze. Pandemicamente invece ci propone quanto segue: "Premesso che non mi piace quel che è capitato alle Pussy Riot, perché nessun reato d'opinione mi piace, va anche detto che siamo alle solite. La condanna inflitta è sicuramente sproporzionata, ma la risonanza mediatica internazionale lo è ancora di più. Troppa per essere "roba genuina". E' dalla fine della seconda guerra mondiale che la propaganda viene sistematicamente sottovalutata. Si infila la testa nelle fauci del leone e si grida "Basta usare la testa e non ci sono pericoli!". Ma quando mai! Siamo tutti plagiabili. Dalla seconda guerra mondiale ad oggi si è passati dalle parate e i discorsi dal balcone al ben più sofisticato neuro-marketing" Per quanto condivida l'idea di fondo, vorrei ricordare a Pandemicamente che nella storia eventi genuini al 100% sono stati oggetto di pesante strumentalizzazione: Hitler strumentalizzò il trattato di Versailles, americani e sovietici i crimini dell'avversario, certo sionismo oggi strumentalizza l'Olocausto, ecc. E, per competere in blasfemia con le Pussy Riot, si può dire che Gesù Nazareno è forse il più grande esempio di strumentalizzazione nella storia umana. Quello che dobbiamo imparare è distinguere la critica strumentale (positiva o negativa che sia) dal fatto strumentale, cioé sostanzialmente deformato o creato ad arte. Per riconoscere la critica strumentale, penso basti affidarsi al detto popolare del bue che dà del cornuto all'asino: se io ammazzo una persona, Debora Billi potrà farmi la morale, ma non il mostro di Milwaukee. Ho sempre detestato il revisionismo storico non tanto perché credo che esistano santi e diavoli, ma perché troppo spesso il dibattito, come quello sui crimini della Resistenza, è volto non alla conoscenza dei fatti storici ma al tentativo di plagiare la politica attuale. Non ci può essere buona fede nel condannare le vendette partigiane assolvendo però la tempesta di fuoco su Dresda e i bombardamenti atomici oppure difenendo ideologie basate sulla violenza come il nazifascismo. Usare metri di giudizio diversi è il principio base della strumentalizzazione. Allo stesso modo, è difficile credere nella genuinità dei movimenti 'ribelli' libici e siriani, quando il loro scopo evidente è non solo di ottenere il sostegno militare occidentale ma addirittura di scatenare una guerra di portata maggiore, con esiti catastrofici sul proprio popolo, allo scopo di spartirsi la torta con gli alleati. Le Pussy Riot non solo non hanno chiesto aiuto all'Occidente ma hanno anche portato una critica al regime molto diversa dai soliti stereotipi; nella dichiarazione finale del processo non hanno ringraziato nessuna delle personalità che hanno offerto solidarietà. E sicuramente oggi c'è chi strumentalizza la vicenda, così come le potenze dell'Intesa hanno strumentalizzato l'espansionismo della Germania del Kaiser, il comunismo le ingiustizie del capitalismo, Al Qaeda l'imperialismo americano. Ma resta il fatto che tutti questi fenomeni siano reali. Quasi tutte le tirate contro le Pussy Riot hanno insistito sul fatto che anche in Occidente sarebbero andate incontro allo stesso destino e che hanno avuto diritto a un equo processo con tutte le garanzie; dimenticandosi però che è molto facile condannare chi pratica disobbedienza civile, cioé chi decide volontariamente di commettere un reato in piena flagranza . Se usiamo lo stesso metro di giudizio, allora anche Amerigo Dumini, Albino Volpi e Amleto Poveromo hanno avuto il loro giusto processo (se non sapete chi sono fate una piccola ricerca in Internet e confrontate la loro pena con quella delle Pussy Riot, poi ne riparliamo di giustizia e regimi). Mi viene il serio dubbio che i paladini della lotta alla strumentalizzazione abbiano finito per farsi strumentalizzare... Gramsci diceva che "la verità è rivoluzionaria", vorrei essere altrettanto ottimista ma di una cosa sono sicuro: la bugia e l'omertà di rivoluzionario non hanno proprio nulla. Celare o minimizzare l'autoritarismo di Putin o della Cina non aiuterà la causa della libertà e dell'anti-imperialismo, in nessuna maniera. Per rispondere a Pandemicamente: sì, vedo di essere con la testa nelle fauci del leone, ciononostante provo ancora a usarla. E' l'unica cosa che bene o male mi riesce di fare

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