mercoledì 31 ottobre 2012

Il testamento di FikaSicula

(Fikasicula, una delle militanti principali del sito Femminismo a Sud, ha annunciato oggi in un post il 'suicidio' della sua identità virtuale. Lo ripropongo sul mio blog perché, oltre a condividere i suoi dubbi sulle modalità in cui viene discussa la lotta alla discriminazione, ritengo che le sue osservazioni debbano far riflettere parecchio sulla militanza 'bloggeristica' e sui suoi pesanti limiti - osservazione che vale innanzitutto l'autore di questo blog) Io leggo questo e questo e mi rendo conto di stare in un altro pianeta. Penso al femminismo queer, alle lotte di genere, alla precarietà, alle sovversioni mediatiche e comunicative, alle lotte di intere generazioni di tutti i sessi, allo stato/nazione che esiste solo per la repressione e non esiste più per le merci, al fatto che da prima di Genova, il g8, si parla di pensare globale e calare le lotte sul locale e mille altre questioni impellenti e imminenti che mi/ci interessano. Poi penso all’Italia e vedo un branco di persone che dice di difendere i diritti delle donne che tallonano una donna in modalità da crociata per farle correggere “registro” del suo blog. Penso agli obiettivi del femminismo italiano o quanto meno di alcuni femminismi o presunti tali che gravitano in Italia: - chiudere una pagina facebook in cui si parla di padri separati (questo è un obiettivo primario per alcune). - eliminare la Pas dalla faccia della terra (e siamo noi ad aver inserito l’argomento in circolo salvo trattarlo in senso antiautoritario come mille altre questioni, perchè sganciato dal resto è solo un nuovo elemento utile per demonizzare vite, gente, persone). Eliminarla salvo ricorrere a metodi autoritari e censure e pesante persecuzione delle persone che non usano un lessico di un certo tipo e problematizzano questa cosa invece che archiviarla come si trattasse di articoli ricorrenti in uso ai mostri. - rincorrere il 50/50 di uno Stato che non conta un cazzo, di un governo che non conta un cazzo, di un paese, l’italia, che non conta un cazzo, nello scacchiere della politica internazionale. Mentre siamo totalmente succubi, in ipocrite e finte parvenze di democrazia e sovranità territoriale, delle decisioni che vengono prese altrove, nelle banche, multinazionali, fmi, g8, bce. Qualcuno lo dica alla Terragni, per favore, che chiacchierare con la santanchè e bruciarsi l’ultimo pezzo di utenza che le è rimasta non vale la pena. A lei che chiede il bipartisanismo in nome della fika perché noi che ce l’abbiamo siamo tanto brave. Infatti la Fornero è braverrima, si sa, e tutte quante non vediamo l’ora di vederla e di dirglielo. Di persona. - inserire in classifica il termine femminicidio nel devoto-oli o nello zingarelli oltreché nel frasario di calciatori fascisti anche se nessuno di loro sa che significa. Qualcuna, le autoritarie, vogliono farlo diventare un’aggravante per punire i morti. perchè la maggior parte dei femminicidi finiscono con il suicidio del colpevole. dunque avremo un’aggravante per punire i cadaveri il che vuol dire che li seppelliremo aggravando il peso della lapide sulla quale scriveremo Tiè. - rompere le ovaie a noi per la nostra “non-linea”, sul fatto che ciascun@ di noi, vedi tu che insolita libertà, può scrivere sullo stesso blog il cazzo che le/gli pare. romperci le ovaie in ogni dove. sul blog, su facebook, in qualunque posto. - riesumare le “storiche” per accreditare teorie femministe vecchie quanto il cucco e convincere tutte che l’obiettivo massimo da portare avanti sia la “rappresentanza” e sia quello di coprire i culi delle modelle anche se le modelle se ne fottono di mostrare il culo. E nel frattempo le migranti vanno a morire, in ogni posto entro i confini della civile europa a cui talune si beano di appartenere. E di lavoro non ce n’è e l’economia è fatta per privilegiati in barba alla gente come noi. E succede il finimondo in ogni nazione e in ogni Stato e noi siamo qui costrette a dibattere sulle politiche di condominio di un femminismo provinciale che filtra pure le pubblicazioni straniere che dobbiamo andare a recuperare altrove. E per fortuna che conosciamo le altre lingue perché altrimenti sai che tristezza andare in libreria a leggere le stronzate di Se Non Ora Quando e i libri in cui si parla sempre delle stesse cose. Con qualche eccezione che sentiamo il bisogno di citare di tanto in tanto. E nel frattempo i fascisti in ogni campo recuperano terreno e non di nome e nei corpi ma nella cultura e nei metodi perchè fasciste sono anche tante donne che moralizzano, fanno le ronde reali e virtuali, e poi vengono a dire a noi cos’è femminismo e cosa non lo è. E nel frattempo le destre e gli autoritarismi permeano ogni angolo sulla faccia della terra e noi siamo ancora qui obbligate a spiegare perché delle primarie non ci piace niente e perchè votare per un governo che non governa nulla non serve a niente e perché le persone che fanno scelte contro le donne poi non possono chiedere il voto alle donne così come le persone che assumono decisioni contro tutta la gente che lotta ogni giorno, i movimenti, chi esige e rivendica diritti, non possono venirci a chiedere nulla. proprio niente. Se il femminismo italiano è questo io sono antisessista e antifascista e antirazzista e antispecista e antiautoritarista e me ne sbatto di chiamarmi femminista. Se a questo ci siamo ridotte: a dover litigare, e spiegare, e rispondere a interrogatori idioti ogni due minuti per avere la libertà di esprimere una opinione allora bisogna anche ripensare i metodi di confronto tra questi presunti femminismi. Si torna alle assemblee reali, magari, ché ce lo dicano in faccia che l’unico modo in cui si può parlare delle questioni è quello di rispolverare metodi medioevali e forconi con tanta voglia di linciaggio forcaiolo che c’è da ogni parte. I movimenti in generale, non solo il femminismo, sono alla deriva se perfino quelli di anonymous, che dovrebbero avere ereditato un po’ di etica hacker, non fanno che esaltare il proprio ruolo di giustizieri del web consegnando all’attenzione del pubblico gli indirizzi e i nomi e i cognomi di gente che magari non è d’accordo. Ché poi, mi chiedo, ripensando agli scoop su silkroad, che gli hacker fossero così inclini a cercare la gente per consegnarla ai militari a me è del tutto nuova ma tant’è. generazioni differenti e diversi metodi e su questa cosa prima o poi bisogna un po’ rifletterci. Ma a parte questo è diventato tutto un grillismo e grillare e fare dell’indignazione la sostanza politica delle cose, senza approfondimenti, senza ricerche, senza voglia vera di andare oltre e di produrre proposta culturale e politica, senza la voglia di ascoltare, mentre ti strillano se solo osi dire “ma” o se non usi il tono urlato che a me viene da usare adesso perchè ne ho abbastanza, ed è un susseguirsi di narcisismi in cui o con me o contro di me e addio alla pluralità e alla democrazia perché ogni cosa diventa una ideologia. Finanche la lotta contro la violenza sulle donne e questo un po’ mi spiazza. Mi spiazza pensare che non c’è libertà per la dialettica interna, che non ci si può confrontare tra diversi modi di pensare, che esistano dei mostri comunicativi liberati che producono scandali televisivi al servizio di programmi trash della tv. Mi spiazza e devo chiedermi quanto anch’io ne sono responsabile, e me lo sono chiesto, se ho contribuito a creare questa merda di clima culturale cristallizzato, asfittico, colmo di dogmatismi, volto verso pericolose derive autoritarie e dopo che me lo sono chiesto poi impiccarmi, magari, giacché pare non sia lecito ripensarsi e rimettersi in discussione in un discorso pubblico, intellettualmente onesto, senza incorrere nell’ira di fan che sentono tradito l’obiettivo unico che li animava e le faceva esistere. Fan che pensano che un luogo di ricerca collettivo costantemente in progress, così è da anni, come Femminismo a Sud sia diventato un reality show in cui a loro basta dire che sei “nominat@” e dovresti morire seduta stante. Fan che all’obiettivo del femminismo da condominio (virtuale) accreditato aggiungono: - cagare il cazzo costantemente e abbattere la pagina facebook di femminsmo a sud esattamente come facciamo con quell’altra pagina dei soggetti di cui sopra. E c’è bisogno in modo assurdo di icone da canonizzare e distruggere ed è così che un nick come il nostro, che è e resta collettivo, per quello che mi riguarda, a me che ora lo uso, torna scomodissimo perché è diventato il catalizzatore di tanto odio e amore e se prima era utile affinché aiutasse a liberare le idee perché non ci si concentrasse sul nome, i titoli accademici e le persone che le diffondevano, oggi è diventato una trappola, una prigione entro cui le idee muoiono e vengono considerate solo in rapporto a chi scrive e non in rapporto a cosa si scrive. Pensate a quale livello di delirio siamo arrivati se un nick come FikaSicula è diventato per certune/i questo. Dunque bisogna che FikaSicula muoia e muoia senza alcuna esitazione. Muore FikaSicula e si liberano le idee perché FikaSicula si è rotta le ovaie di fare da catalizzatore di tutta la merda del web e perché chi sa qualcosa di mediattivismo tanto quanto ne so io sputerebbe su un nick così come su hegel quando il nick diventa rappresentativo di una qualunque “autorità”. FikaSicula non è. Non è mai stata. Non ha in mano le sorti del mondo, i destini dell’umanità e tutto quello che vuole è continuare a esprimere le sue idee. Ovunque. FikaSicula is dead. Lunga vita al collettivo FaS.

giovedì 11 ottobre 2012

Wrestlcommedia

Nel mondo del wrestling, sport entertaiment predeterminato a tavolino, esistono degli autori che hanno il compito di trasformare i lottatori in personaggi che, in base a delle storyline, saranno riconosciuti dal pubblico come 'face' (buoni) o heel (cattivi): ogni tanto un personaggio compie un 'turn', passando da face a heel o viceversa. Nello scenario politico italiano, l'eterno giovane Matteo Renzi nasce sicuramente come face, outsider uscito a sorpresa (?) vincitore delle primarie per il comune di Firenze, rottamatore dei vecchi politicanti; poi, causa certe uscite infelici più o meno note (vedi l'invito segreto a casa di Berlusconi, la difesa a spada tratta degli inceneritori), alcune cadute di stile (la recente polemica con il blogger satirico Zoro, ad esempio) e un certo malcelato opportunismo in vista della corsa alle primarie del PD, Renzi ha cominciato pericolosamente a turnare heel. Ma per fortuna ci ha pensato uno degli heel per eccellenza del panorama italiano, il 'cattivo' e antipatico Sergio Marchionne, a riportare su la stella del sindaco fiorentino, con una uscita su Firenze che forse neppure gli autori del wrestling avrebbero mai messo in bocca al più crudele dei lottatori. Così, dopo il Renzi-Obama italiano, il Renzi-rottamatore, il Renzi-fiero partecipante della ruota della fortuna, il Renzi scrittore, il Renzi-che prende voti dalla destra, abbiamo adesso anche il Renzi 'de sinistra' vendicatore della parola tradita degli operai di Pomigliano. Tutto molto bello e avvincente, proprio come uno spettacolo di wrestling: i lottatori sembrano scannarsi di santa ragione, invece mettono in pratico un canovaccio prestabilito cercando di renderlo il più verosimile possibile, fuori dal ring e dalle arene sono amici o quantomeno colleghi affiatati che collaborano al fine di una recita realistica. Nel caso di Renzi e Marchionne, forse gli autori hanno calcato un po' troppo la mano...