sabato 19 gennaio 2013

Stato con le palle, ma sopra gli occhi

Ha ragione Debora Billi: non ha senso lagnarsi per gli strali di Grillo contro i sindacati,  in diversa misura tutti lontani dai lavoratori che dicono di tutelare e sempre più espressione di logiche corporative; specialmente se l'alternativa prospettata è l'autogestione dei lavoratori (non male per chi veniva presentato fino a qualche giorno fa come un fiancheggiatore di Casapound). 
Il vero problema semmai è che Grillo vuole anche "uno Stato con le palle", e il politically correct c'entra molto poco - non ha senso parlare di lotta alla discriminazione con chi non la riconosce come problema. La recente esperienza argentina di autogestione operaia (le cosiddette 'fabbriche recuperate') successiva alla crisi del 2001 dimostra ampiamente che questi esperimenti diventano possibili quando lo Stato ha subito una quasi completa evirazione, quindi non sembra una buona idea inserire i due concetti nella stessa frase come ha fatto il comico genovese.
E poi, in definitiva, che cos'è uno "Stato con le palle"? Si dimostra iper-sensibilità ammettendo che suona come espressione molto fascista? E perché 'abolire' i sindacati, di chi deve essere questo compito, dello Stato 'potente' (in tutti i sensi del termine)? Perché non invitare semplicemente i lavoratori a restituire la propria tessera sindacale e lasciare che le organizzazioni si riducano a dei gusci vuoti?
Ma c'è un problema ancora più grosso e insormontabile... nella prospettiva di un autogestione dei lavoratori il sindacato è un problema, ma il padronato ancora di più e Grillo non ha proposto di 'abolirlo'. Ma forse è inutile analizzare troppo a fondo.
Grillo è un comico che non ha smesso di fare il comico entrando in politica, ha ammaesso che si farebbe "ammazzare per una battuta" e quindi non vale la pena di fare troppo la tara alle sue parole (ma di conseguenza anche di prenderlo troppo sul serio). Sarebbe il caso di essere ben più critici verso il leader politico di centro-sinistra, presunto socialdemocratico, che promette di non applicare nessuna imposta patrimoniale perché farlo sarebbe gesto da Robespierre o Saint-Just, un presuntuoso che parla di voto utile e vorrebbe costringere una formazione politica neppure alleata di desistere dalla competizione elettorale solo per farlo vincere, un ragionamento degno dello spessore intellettuale di un bullo di periferia. Speriamo piuttosto che il M5S approfondisca il tema dell'autogestione e, per il bene di tutti, le palle continui a romperle e non decida di impiantarle a uno Stato castrato.

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