Notoriamente è molto più facile criticare che fare autocritica, così come è noto che i blog a sfondo politico sono una sorta di nuovo tribunato della plebe digitale, da cui scagliare i propri strali contro i potenti di turno. E se poi Napolitano/Re Giorgio se ne esce con un discorso di reinsediamento a dir poco scandaloso (per non parlare della richiesta di "cooperazione" ai media affinché si dimentichino "le vecchie tensioni"), se la Serracchiani grida al 'miracolo' dopo essere stata eletta con il 19% dei consensi (e dopo aver fatto perdere settantamila voti al PD, che ha meno del 10% dei consensi degli elettori friulani), se Enrico Letta viene nominato premier.. allora la cosa più naturale del mondo sarebbe dare libero sfogo alla propria indignazione intellettuale, e nessuno potrebbe obiettare alcunché. Tuttavia mi asterrò dal farlo perché la coscienza mi dice che, anche se marginalmente - se non proprio infinitesimafmente - sono corresponsabile della situazione in cui siamo precipitati, e forse dovrei, rovesciando il detto evangelico, togliermi la pagluzza dall'occhio prima di denunciare la trave nel mio prossimo. In realtà a spronarmi in questa direzione è stato un mio giovane amico che, maledicendo l'attuale situazione politica italiana senza fare sconti a nessuno, lamenta "una
Sinistra di inetti, ipocriti e ugualmente collusi col malaffare, con la
consueta puzza sotto al naso di chi si sente superiore per principio". Sono abbastanza sicuro che non si riferisse a me, tuttavia non posso non essere rimasto molto turbato.
No ho mai votato per il PD, ma fino alle elezioni del 2006 ho sempre sostenuto il centro-sinistra, votando per i partiti della cosiddetta 'sinistra radicale'. Potrei fare come molte altre persone che hanno fatto la stessa cosa e si sentono con la coscienza assolutamente a posto, ma questo vorrebbe dire davvero sentirsi "superiore per principio". Non sono colluso ma sicuramente connivente, un po' come il famoso ragioniere di Auschwitz - con le debite differenze, ovviamente - che non si capacitava dell'essere considerato un criminale.
Giorgio Napolitano non inizia il suo secondo settennato per caso. Nemesi machiavellica dell'integerrimo Enrico Berlinguer, Napolitano ha scavalcato tutti i vari ostacoli paratisi di fronte (scioglimento del PCI, sconfitte elettorali del centro-sinistra, scioglimento dei DS e, per finire, età anagrafica, non essendo toccato da nessun processo di 'rottamazione') grazie a gente come me che, per gran parte della sua vita, non solo ha pensato che il male minore venisse dalla coalizione che si opponeva a Berlusconi, ma che addirittura ne potesse venire qualcosa di buono. E ora quello che mi merito è un bel pugno in faccia, nella forma degli abbracci Bersani-Alfano, dei sorrisi 36 denti di Berlusconi, dello spellamento di mani bipartisan al discorso di Re Giorgio.
Oggi mi chiedo come ho fatto, per più di dieci anni della mia vita, a persistere nell'errore malgrado i continui inciuci, le bicamerali, la guerra, le privatizzazioni selvagge, l'attacco al diritto del lavoro, l'asservimento della magistratura, le candidature dei Rutelli, dei Mastella e dei nipoti di Gianni Letta.
Potrei sostenere di non aver avuto alternativa, potrei accampare come scusa che persino l'anarchico Camillo Berneri preferì partecipare alle elezioni del 1924 auspicando persino un successo dell'odiato Giolitti pur di bloccare Mussolini. C'è però una differenza fondamentale: nonostante i suoi innumerevoli difetti, Giolitti non è mai sceso a compromessi con il leader del fascismo.
E perché poi la sinistra 'radicale', in cui contavo tanto, si è ridotta così? In fondo per me si trattava di un voto quasi spontaneo, anche al di là del pericolo berlusconiano. E cosa dire della linfa vitale che si poteva trarre dai movimenti contro la globalizzazione neoliberista e la guerra, per l'acqua pubblica e la difesa dei beni comuni, da rivendicazioni sindacali importanti come le vertenze di Pomigliano contro i ricatti di Marchionne? E sopratutto perché, a fronte di un malcontento sempre più crescente per i privilegi della politica e la fossilizzazione delle classi dirigenti, si è dovuto attendere Grillo per contrastare il fenomeno?
La cruda verità è che, nel sistema politico neofeudale italiano, la 'vera' sinistra (per usare un'espressione cara ai suoi ultimi simpatizzanti, in contrapposizione a quella 'realmente esistente' rappresentata dal PD) ha deciso di reclamare a pieno titolo un posto nella casta, sia che si presentasse nella forma di partito o di sindacato. Certo, non ha potuto reclamare i maggiori 'titoli nobiliari', a parte forse il 'vassallo' Fausto Bertinotti assurto a presidente della Camera: tuttavia si è abbondantemente prodigata nel raccattare posti da valvassori e valvassini, non potendo perciò svolgere quell'azione di rottura che i movimenti, ma in generale la grande maggioranza dei cittadini, chiedevano a gran voce. Il risultato è stato che, nella migliore delle ipotesi, la sinistra - vera o finta che fosse - ha potuto limitarsi a un'azione di lagnanza da tribunato della plebe e poco più, senza che ciò incidesse più di tanto sulle classi meno abbienti che pretendeva di voler rappresentare.
Con una sana autocritica, quindi, non si intende fare una delle tante periodiche abiure della sinistra o smettere di credere in certi valori: significa, al contrario, crederci ancora di più e per davvero.
No ho mai votato per il PD, ma fino alle elezioni del 2006 ho sempre sostenuto il centro-sinistra, votando per i partiti della cosiddetta 'sinistra radicale'. Potrei fare come molte altre persone che hanno fatto la stessa cosa e si sentono con la coscienza assolutamente a posto, ma questo vorrebbe dire davvero sentirsi "superiore per principio". Non sono colluso ma sicuramente connivente, un po' come il famoso ragioniere di Auschwitz - con le debite differenze, ovviamente - che non si capacitava dell'essere considerato un criminale.
Giorgio Napolitano non inizia il suo secondo settennato per caso. Nemesi machiavellica dell'integerrimo Enrico Berlinguer, Napolitano ha scavalcato tutti i vari ostacoli paratisi di fronte (scioglimento del PCI, sconfitte elettorali del centro-sinistra, scioglimento dei DS e, per finire, età anagrafica, non essendo toccato da nessun processo di 'rottamazione') grazie a gente come me che, per gran parte della sua vita, non solo ha pensato che il male minore venisse dalla coalizione che si opponeva a Berlusconi, ma che addirittura ne potesse venire qualcosa di buono. E ora quello che mi merito è un bel pugno in faccia, nella forma degli abbracci Bersani-Alfano, dei sorrisi 36 denti di Berlusconi, dello spellamento di mani bipartisan al discorso di Re Giorgio.
Oggi mi chiedo come ho fatto, per più di dieci anni della mia vita, a persistere nell'errore malgrado i continui inciuci, le bicamerali, la guerra, le privatizzazioni selvagge, l'attacco al diritto del lavoro, l'asservimento della magistratura, le candidature dei Rutelli, dei Mastella e dei nipoti di Gianni Letta.
Potrei sostenere di non aver avuto alternativa, potrei accampare come scusa che persino l'anarchico Camillo Berneri preferì partecipare alle elezioni del 1924 auspicando persino un successo dell'odiato Giolitti pur di bloccare Mussolini. C'è però una differenza fondamentale: nonostante i suoi innumerevoli difetti, Giolitti non è mai sceso a compromessi con il leader del fascismo.
E perché poi la sinistra 'radicale', in cui contavo tanto, si è ridotta così? In fondo per me si trattava di un voto quasi spontaneo, anche al di là del pericolo berlusconiano. E cosa dire della linfa vitale che si poteva trarre dai movimenti contro la globalizzazione neoliberista e la guerra, per l'acqua pubblica e la difesa dei beni comuni, da rivendicazioni sindacali importanti come le vertenze di Pomigliano contro i ricatti di Marchionne? E sopratutto perché, a fronte di un malcontento sempre più crescente per i privilegi della politica e la fossilizzazione delle classi dirigenti, si è dovuto attendere Grillo per contrastare il fenomeno?
La cruda verità è che, nel sistema politico neofeudale italiano, la 'vera' sinistra (per usare un'espressione cara ai suoi ultimi simpatizzanti, in contrapposizione a quella 'realmente esistente' rappresentata dal PD) ha deciso di reclamare a pieno titolo un posto nella casta, sia che si presentasse nella forma di partito o di sindacato. Certo, non ha potuto reclamare i maggiori 'titoli nobiliari', a parte forse il 'vassallo' Fausto Bertinotti assurto a presidente della Camera: tuttavia si è abbondantemente prodigata nel raccattare posti da valvassori e valvassini, non potendo perciò svolgere quell'azione di rottura che i movimenti, ma in generale la grande maggioranza dei cittadini, chiedevano a gran voce. Il risultato è stato che, nella migliore delle ipotesi, la sinistra - vera o finta che fosse - ha potuto limitarsi a un'azione di lagnanza da tribunato della plebe e poco più, senza che ciò incidesse più di tanto sulle classi meno abbienti che pretendeva di voler rappresentare.
Con una sana autocritica, quindi, non si intende fare una delle tante periodiche abiure della sinistra o smettere di credere in certi valori: significa, al contrario, crederci ancora di più e per davvero.