mercoledì 20 novembre 2013

Comunisti del terzo millennio

Invece del congresso del PD, dominato attualmente dall'incontro di wrestling D'Alema-Renzi, può essere più interessante prestare attenzione al congresso di un partito decisamente minoritario, cioé Rifondazione comunista, che anch'essa deciderà in dicembre il suo segretario. 
Il congresso presenta tre mozioni le quali sostanzialmente condividono, a parte i toni più o meno critici verso la dirigenza uscente, le medesime posizioni:

- la sconfitta elettorale di Rifondazione è direttamente proporzionale alla crisi del capitalismo;
- il capitalismo si trova in una fase di crisi sistemica e definitiva, le profezie di Marx si sono avverate, l'unica alternativa è il socialismo;
- l'attuale Unione Europea è uno strumento per la diffusione autoritaria di politiche neoliberiste;
- è necessario riproporre un partito comunista di massa della classe operaria e radicarsi nei luoghi di lavoro;
- bisogna riconvertire ecologicamente l'economia attraverso l'intervento pubblico e/o il controllo diretto da parte dei lavoratori.

 E' difficile trovare la parola giusta per indicare il modo in cui rifondaroli, partendo da analisi sostanzialmente corrette, sbaglino poi quasi tutte le conclusioni. L'unica forza politica ancora dichiaratamente marxista (insieme ai fratelli-rivali del PDCI) forse dovrebbe per prima cosa mettere in discussione un sistema di analisi, quello di Marx, che probabilmente non è soltanto "sempre valido, ma da adattare al tempo presente". Ragionare in termini di 'classe' dei lavoratori come 30-40 anni fa ha ancora senso? Come mai le lotte popolari attualmente più agguerrite, quelle contro la TAV e il MUOS - citate in tutti i documenti - non vengono prese come punto di riferimento di un nuovo modo di analizzare la società? Forse perché esulano dalla normale dialettica capitale-lavoro? 
E che dire dell'ecologia? Essa viene risolta semplicemente come un problema tecnico, proponendo una riconversione industriale basata sulla proprietà statale o l'autogestione operaia. Tutto qui? Basta veramente così poco? Basta espropriare l'ILVA alla famiglia Riva per renderla pulita? Forse il problema è più complesso, e bisognerebbe investigare più a fondo su quali basi si può realmente edificare una società ecologica. Forse non basta una riconversione industriale, forse bisogna andare al di là delle soluzioni tecniche.
Un ultimo fatto che accomuna tutti e tre i documenti è la critica a ricette di tipo keynesiano-socialdemocratico per far ripartire l'economia. Non si può che assentire, peccato però che tutta l'analisi successiva verta sulla sulla necessità di rilanciare la domanda interna, e non sia dedicata neppure una riga di critica al consumismo.
Forse per i 'comunisti del terzo millennio' occuparsi di decrescita o economia stazionaria è troppo complesso, ma quantomeno potrebbero riprendere in mano Marcuse, Pasolini, Baudrillard. Prima che qualche dialettica storica, prima ancora delle urne elettorali, li faccia sparire per sempre.  



lunedì 4 novembre 2013

L'intellettuale Grillo e il comico Scalfari

Forse non sarà un pennivendolo, ma sicuramente Eugenio Scalfari fa parte della vasta schiera di persone sopravvalutate di qualsiasi campo, giornalistico e non. Il suo recente editoriale anti-Grillo è semplicemente delirante, anche perché si potrebbero fare così tante osservazioni a Grillo e al M5S che si potrebbero dire cose giuste anche dandoci a caso . Invece Scalfari è riuscito nell'impresa di fare un percorso netto di idiozie.
La veemente reazione scalfariana, si badi bene, è in risposta a una delle poche critiche argomentate che il comico genovese ha ultimamente espresso, riguardo cioé il destino del nostro paese con l'applicazione del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) e del Fiscal Compact: numeri alla mano, ciò significherebbe ogni anno una manovra correttiva da cinquanta miliardi l'anno, dopo la quale l''austerità' sembrerebbe in confronto un veglione di Capodanno. 
Se Scalfari fosse una persona informata, questa accusa di Grillo si sarebbe rivelata un potentissimo boomerang, ricordando ad esempio che il M5S, dopo tante chiacchiere sulla rinegoziazione del debito, nei fatti a Parma - dove è in carica la più importante amministrazione governata dal M5S - ha applicato una politica di rigore degna del peggior Monti. 
Ma Scalfari evidentemente informato non è, e ha reagito attraverso l'argomento di chi non ha argomenti: l'insulto, che ironia della sorte si pensava essere prerogativa del genovese (il quale per la verità l'insulto lo usa spesso per rovinare i propri argomenti). Ecco quindi che il dittatore Grillo, in caso di vittoria alle europee, ci porterà alla rovina, mentre invece, Cassandra-Scalfari dixit "la ripresa sarà lenta ma comincerà certamente nel 2014".
A differenza di Grillo, non mi piace fare ironia sugli anziani e le loro capacità intellettive, anche perché non ho mai apprezzato Scalfari neppure da giovane. Detto questo, se non si è esattamente dei ragazzi o non si è particolarmente informati sui cambiamenti tecnologici, bisogna stare molto attenti a parlare di tecnologia, specialmente se la tua opionione sarà pubblicata su di un quotidiano nazionale a grandissima distribuzione; altrimenti si rischia veramente di diffondere sciocchezze. Di palla in frasca, pago degli improperi su Grillo, Scalfari decide di affrontare il delicato discorso del Datagate spiegandoci come, in realtà, non esista alcuno scandalo Datagate: "Il Datagate mondiale non è stato che l'insieme di queste interconnessioni, alle quali si aggiunge un' altra rete che è quella di Internet. Queste due tecnostrutture ci portano ad una conclusione che non ci piace affatto perché coinvolge un diritto fondamentale: la «privacy»; che è stata infranta e insieme con essa quel tanto di libertà che ne deriva". Il Datagate quindi non esiste, è solo "l'insieme delle interconnessioni": il vero pericolo viene dalle (fantomatiche) 'reti locali' "Ricordo questo fatto [ lo scandalo delle intercettazioni illegali della Telecom] per dire che per un qualsiasi cittadino può essere molto più pericoloso per la sua privacy la rete locale che lo registra che non quella americana o cinese o indiana che dispongono anch' esse di quella conversazione. Che cosa volete che me ne importi se la National Security Agency può accedere alle mie conversazioni? Non le ascolterà mai, non sa neppure chi sono. Se non ho fatto alcuna azione contro la sicurezza pubblica. Potrò essere invece ascoltato da un Pollari di turno che sa benissimo qual è la mia professione e che può avere sotto gli occhi le mie conversazioni per sessant'anni con capi di partito, capi di imprese, di associazioni, di governi. Questo avviene in ciascun Paese e i mediatori di queste compravendite di conversazioni non fanno altro mestiere che quello di raccogliere materiali potenzialmente ricattatori sulla vita privata di persone che abbiano avuto un peso nella vita pubblica del Paese. Conclusione: il Datagate abolisce la privacy, le reti locali sono le più temibili per i cittadini comuni, quella generale può esercitare interventi di difesa antiterroristica e/o spiare capi di Stato, di governo, di multinazionali"
No Eugenio, no. Non stanno così le cose. Questa non è 'violazione della privacy' è spionaggio, che è una cosa un pochino diversa. Il cellulare di Angela Merkel non veniva intercettato per scoprire dove va in vacanza o cosa mangi al ristorante, ma per altre ragioni, non credo per "interventi di difesa antiterroristica".  E poi chi sono i "mediatori di queste compravendite di conversazioni non fanno altro mestiere che quello di raccogliere materiali potenzialmente ricattatori" attivi addirittura in "ciascun Paese"? Scalfari sa qualcosa che noi non sappiamo forse?
In questa perla di editoriale, l'ex direttore di Repubblica dice: "Di solito tendo all' ottimismo della volontà e della ragione, che unifica la dicotomia di Gramsci". Io invece, riprendendo l'autentico Gramsci, leggendo certi articoli, non posso che tendere al pessimismo della ragione, cercando di tenere alto il morale della volontà.