giovedì 2 gennaio 2014

Confessioni a reti unificate

Se ne sono dette tante sul messaggio di fine anno di Napolitano, che probabilmente vincerà il Telegatto come programma più visto del 2013, visti i 10 milioni di spettatori (tra i quali non compare il sottoscritto). 
Massimo Fini continuerà a dire che è stato Pertini il peggior presidente della storia, ma non so come potrà reagire di fronte a questa capolavoro: i contenuti del messaggio di Napolitano, in gran parte incentrato su se stesso - quasi facesse una conferenza stampa o un show televisivo, con tanto di lettere alla redazione - e le allusioni sinistre che ha fatto dovrebbero far riflettere. Altro che 'sobrietà', 'responsabilità' e simili. 
Entriamo un po' più nel dettaglio riportando alcuni stralci del discorso del presidente:

''I rischi già corsi si potrebbero riprodurre nel prossimo futuro, ed è interesse comune scongiurarli ancora. La nostra democrazia, che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti. Anche se molto è cambiato negli ultimi mesi nel campo politico e le procedure da seguire per le riforme costituzionali sono rimaste quelle originarie, queste riforme restano una priorità. Alle forze parlamentari tocca in pari tempo dare soluzione, sulla base di un'intesa che anch'io auspico possa essere la più larga, al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale''. 

Quali sarebbero questi fantomatici 'rischi per la democrazia'? A mio parere, l'uso della parola 'democrazia' ricorda quello che ne faceva la Trilaterale nel suo famoso libro La crisi della democrazia, dove in pratica si sosteneva che la democrazia era in crisi perché ce n'era... troppa. Lo Stato, i partiti politici e le istituzioni tradizionali stavano perdendo sempre più prestigio, e i cittadini stavano maturando strane e pericolose concezioni come l'autonomia individuale, la soddisfazione personale,  rifiutando l'intrusione nella propria vita di uno Stato sempre più invadente. 
La soluzione di Napolitano, siccome immagina riforme costituzionali basate sul rafforzamento dell'esecutivo (se non il presidenzialismo vero e proprio), sembra basarsi sulla soluzione immaginata a suo tempo dalla Trilaterale: salvare la democrazia... riducendola. Non dimentichiamo che un autorevole membro della Trilaterale, Henry Kissinger, chiamava Napolitano "il mio comunista preferito". E come dargli torto?

"Non posso a questo punto fare a meno di sottolineare come nel nuovo anno l’Italia sia anche chiamata a fare la sua parte nella comunità internazionale : dando in primo luogo il suo contributo all’affermazione della pace dove ancora dominano conflitti e persecuzioni".

In pratica sta mettendo un paletto su quello che dovrebbe essere un argomento di libera discussione in Parlamento. Se è Re Giorgio, non è un sovrano costituzionale ma assoluto.

"Tutti sanno – anche se qualcuno finge di non ricordare – che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse ed opposte forze politiche perché dessi la mia disponibilità a una rielezione a Presidente, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale.
Null’altro che questo mi spinse a caricarmi di un simile peso, a superare le ragioni, istituzionali e personali, da me ripetutamente espresse dando per naturale la vicina conclusione della mia esperienza al Quirinale. E sono oggi ancora qui dinanzi a voi ribadendo quel che dissi poi al Parlamento e ai rappresentanti regionali che mi avevano eletto col 72 per cento dei voti. Resterò Presidente fino a quando “la situazione del paese e delle istituzioni” me lo farà ritenere necessario e possibile, “e fino a quando le forze me lo consentiranno”. Fino ad allora e non un giorno di più ; e dunque di certo solo per un tempo non lungo. Confido, così facendo, nella comprensione e nel consenso di molti di voi".

Questo passo, che secondo i media rappresenterebbe una dichiarazione esplicita di non voler forzare i limiti del proprio ruolo istituzionale, di fatto è di un candore aberrante. Napolitano implicitamente ammette la fondatezza di tutte le critiche rivoltegli dal M5S, molto più di quanto non avesse fatto con il discorso di insediamento del secondo mandato.
Non è affatto un mistero che la presenza di Napolitano al Quirinale sia vincolata al governo delle 'larghe intese', un impegno per cui  Prodi o Rodotà non sono stati ritenuti all'altezza.  Ma quand'è esattamente che il mandato del presidente si deve ritenere concluso? Quando sarà stata modificata la costituzione? E l'uscita di Berlusconi dalla maggioranza? Questo fatto non muta completamente l'impegno originario?  
Napolitano, con il suo discorso di fine anno, non ha solamente insistito nel dichiararsi presidente solo di una parte del paese, cosa ampiamente prevedibile. Ha ammesso di essere il deus ex machina della politica italiana, capace di condizionare con la sola presenza al Colle tutta l'azione di governo e del Parlamento. Bisogna proprio dargli ragione: la democrazia è in pericolo come non mai.  

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