mercoledì 18 marzo 2015

Vincere? No, partecipare

Tommaso Ederoclite, politologo membro della segreteria napoletana del PD, scrive sul suo blog sul Fatto che il progetto di Coalizione Sociale di Maurizio Landini è destinato inevitabilmente a rivelarsi un flop. Il suo punto di vista di dirigente del PD - cioé il partito oggetto della contestazione di Landini - lo trovo decisamente naturale, mentre dal mio punto di vista - cioé di persona allergica a discorsi paleo-socialdemocratici/keynesiani incentrati sulla ripresa della crescita ma ancora più allergica all'austerità in salsa neoliberale - non posso negare alcuni aspetti positivi che, guarda caso, coincidono spesso e volentieri con quelli che secondo Ederoclite sono i gravi limiti del progetto. 
Innanzitutto, lo scontro interno con la segreteria della CGIL serve solo a fare chiarezza. La maggiore organizzazione sindacale, malgrado le critiche (inevitabili) espresse nei confronti degli ultimi governi di centro-sinistra, è ancora molto accucciata sulle posizioni del PD, spesso per motivazioni che esulano dalla politica (almeno da quella nobile). Un segretario che esalta Marchionne e ha come maggior finanziatore un banchiere con frequentazioni alle Caiman e da ciò sforna politiche che neppure Berlusconi talvolta avrebbe osato, non meritita alcun sostegno da parte dei lavoratori.
Il fatto poi di aver aperto il nuovo soggetto politico a realtà dell'associazionismo e dell'impegno civile, evitando i più che stantii partiti della cosiddetta sinistra radicale, è un altro importante merito, ovviamente se la strategia di base è quella di ampliare la base del confronto e il concetto stesso di politica (che troppo spesso i partiti ritengono prerogativa ristretta ai luoghi istituzionali). Ederoclite, in pure stile PD renziano, ammonisce che così 'non si vince', e se l'idea è ragrenellare voti e qualche poltrona ha ragione.
Ma se lo scopo è ricostruire una nuova cultura della solidarietà, del lavoro e dell'ambiente, allora ciò varrebbe più di mille trionfi elettorali. Perché quello che Ederoclite fatica a capire è che non si tratta tanto di dare vita a Syriza o Podemos in salsa italica, bensì di dimostrare che certi valori appartengono ancora legittimamente al campo della politica mentre altri ('merito', 'rottamazione', 'governabilità') sono intrinsecamente antipolitici.
Landini è un condottiero che può guidare il rinato popolo della sinistra in stile Lenin? Assolutamente no, ammesso che ci sia bisogno di una simile figura (non credo proprio) Ma, tra intuizioni corrette e diversi errori di impostazione, ha capito che i tempi sono profondamente cambiati e la sua iniziativa può catalizzare forze positive, anche diverse da quelle che il segretario della FIOM si aspetta di coalizzare.