domenica 19 aprile 2015

I Draghi e la Freemont

"Nemmeno 600 milioni di euro destinati a piovere sulle buste paga dei lavoratori Fiat riescono a ricucire il fronte sindacale che si contrappone a Sergio Marchionne", sbotta il giornalista Flavio Bini dalle pagine dell'Huffington Post Italia, il quale, con uno dei suoi soliti titoli a effetto, aveva annunciato che 'Marchionne mette fine al conflitto capitale-lavoro', per la scelta di legare unilateralmente gli aumenti contrattuali agli utili aziendali di FCA ('far partecipare i lavoratori agli utilizi aziendali', nel linguaggio delle PR).
Con ogni probabilità, si tratta di uno dei più grandi successi del padronato degli ultimi anni, perché slega gli aumenti da qualsiasi competenza o 'merito' dei lavoratori (per usare espressioni molto in voga) per sottometterli ad azioni di responsabilità esclusiva del management perché, a differenza di quanto accade in Germania, i sindacati non sono membri del consiglio di amministrazione. Destini dei lavoratori che dipenderanno da capolavori tecnologici quali la Freemont.
Ma di cosa preoccuparsi, la ripresa economica non è forse arrivata? Su Repubblica, leggiamo di un Mario Draghi rinsavito dall'attentato ai coriandoli precisa che "i driver sono bassi prezzi del greggio e le nostre decisioni di politica monetaria", cioé insomma ci troviamo di fronte a una situazione totalmente artificiosa, che non può durare nel tempo, forse giusto il tempo che si inceppi la 'locomotiva' statunitense, che dovrà fare i conti con il picco dello shale gas. Prima ci rendiamo conto di tutto questo ed è meglio per tutti, passando da Landini a Marchionne.

mercoledì 1 aprile 2015

Estremismo stabilizzatore

Alla faccia dei tanti ammiratori, anche sinistroidi, del Front National di Marie Le Pen, il centro-destra gollista è resuscitato alle elezioni amministrative francesi, ottenendo probabilmente il più grande successo della storia (si fa per dire, quando l'affluenza alle urne fatica ad arrivare al 50%). Persino un impresentabile politico come Nikolas Sarkozy è riuscito a tornare alla ribalta.
Ho la netta impressione che, a parte qualche fuoco di paglia locale, in tutti i paesi i vari estremismi di destra saranno sconfitti dal loro corrispettivo 'moderato' (che in Italia ad esempio prenderà l'aspetto del PD) e tutto ciò rafforzerà l'impressione che ho sempre avuto, cioé che l'estremismo di destra, malgrado tante giaculatorie sulla sovranità nazionale e l'uscita dalla UE, sia funzionale ai vari potentati neoliberale, di destra o di sinistra che siano.
E' vero, il FN ha ottenuto il 40% dei consensi, per cui al netto dell'astensione riceve il sosteno di circa il 25% dei francesi, ma sarà sufficiente per fermare la coalizione rosso-blu (a questo punto decisamente più blu) che sosterrà a spada tratta il candidato presidente opposto alla leader del FN? Molto improbabile.
Insomma, l'estrema destra mi sembra un ottimo strumento al servizio delle strategie il cui fine è cambiare tutto per non cambiare niente, utile per prendere elementi di contestazione reale (la dittatura bancaria europea, ad esempio) e gettarli alle ortiche snaturandoli; mentre le coalizioni 'avverse' si sentiranno 'costrette' a qualche misura anti-immigrazione più severa e/o a qualche trovata a effetto sulla 'sicurezza'.
Matteo Salvini, avendo forse fiutato l'aria che tira, è tornato sui suoi passi accettando l'accordo con Forza Italia, una manovra probabilmente non piaciuta a Casa Pound e agli altri improvvisati alleati di questi ultimi tempi. Tutto sembra pronto per il solito copione: affluenza ai minimi storici e 'straripante' affermazione del PD, che permetterà a Renzi di vantarsi di essere un 'vincente'. Anche in Italia, si direbbe che l'estremismo di destra, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo