giovedì 21 maggio 2015

Problemi di azione o di comunicazione?

Mi sono ascoltato tutta la registrazione clandestina del colloquio tra Beppe Grillo e alcuni parlamentari del M5S 'dissidenti', il cosiddetto Grillo-leaks. Se speravo di scoprire chissà quale retroscena occulto, sono stato deluso, perché dal colloquio emergono solo degli emeriti segreti di Pulcinella: che le espulsioni dal movimento sono state orchestrate da Grillo e Casaleggio, che il comico genovese - malgrado la difesa a spada tratta in pubblico - si vergognava profondamente delle performance pubbliche di alcuni pentastellati, che il gruppo parlamentare del M5S è sempre stato fortemente diviso al suo interno. Per il resto, la sonora batosta alle elezioni europee viene addebitata a 'problemi di comunicazione'.
'Problemi di comunicazione' è la stesso argomento adottata da Renzi e la sua cricca di governo per spiegare le ragioni dell'opposizione degli insegnanti alla 'buona scuola'. Ed era sostanzialmente anche il leit-motiv delle grandi organizzazioni transnazionali (FMI, Banca Mondiale, ecc.) di fronte alle nutrite contestazioni alla globalizzazione neoliberista. Questa concezione è abbastanza offensiva nei confronti dei propri interlocutori, perché sottinde implicitamente che sono degli idioti.
Ma del resto è anche naturale che con il potere si instauri una dialettica di questo genere. Secondo il grande sociologo Manuel Castells, il potere non è solo coercizione ma anche e soprattutto capacità di costruire significati nell'immaginario collettivo. Se questi significati non vengono più accettati supinamente, è inevitabile che chi li ha creati ci veda esclusivamente una mancanza di comprendonio.
Se per chi detiene il potere (Renzi) questa logica è inevitabile, per chi non ce l'ha (M5S tra gli altri) la riflessione sui 'significati' andrebbe ulteriormente approfondita. Vediamo alcune spiegazioni plausibili:

1) i 'significati' non esistono, oppure solo sono degli slogan che cozzano palesemente con la realtà. 'Uno vale uno' sembrerebbe rientrare in quest'ultima ipotesi;
2) i 'significati' non fanno presa sulle menti delle persone perché non li convincono o perché non sono sostenuti adeguatamente. Vedi le proposte del 'sacro programma' pentastellato;
3) ti sei adeguato ai 'significati' del tuo avversario, vedi discussione incentrata esclusivamente su legge elettorale, ritorno alla crescita, ecc. E qui rieccheggiano le parole sconsolate di Grillo nel nastro clandestino, 'siete diventati dei politici'...

In ogni caso, c'è solo una certezza: per chi è al potere, 'comunicare' è un imperativo categorico, per chi non lo ha è il 'fare' ad assurgere a priorità. Problemi di azione, forse, più che di comunicazione. 



martedì 5 maggio 2015

Ave Matteo, rottamatori te salutant

Scrive dalle pagine dell'Huffington Post Italia Marco Gray (presidente dei giovani imprenditori di Confindustria) per sostenere l'Italicum:

"L'Italicum forse non è perfetto, ma è stato pensato, discusso, modificato, votato, ridiscusso e rivotato per 14 mesi. In 14 mesi il prezzo del petrolio si è dimezzato e gli USA hanno quasi raggiunto l'indipendenza energetica, Alitalia è stata venduta agli Emirati Arabi e la Fiat ha trasferito la propria sede ad Amsterdam, la Cina è il primo Paese per PIL con più di 17mila miliardi di dollari; in Italia, un giovane uno su due è diventato disoccupato".

Ora che l'Italicum è legge dello Stato, Gray (insieme a Renzi e a tutta la sua cricca) sarà alquanto soddisfatto, io invece sono terrorizzato all'idea di aver consegnato un potere quasi assoluto a persone che, come il 'giovane imprenditore', si fanno allettare dalle false promesse del fracking, vedono la Cina come un esempio da imitare, ritengono che l'automibile debba essere un elemento centrale della politica industriale anche per il futuro. 
Almeno però, pensano in molti, una volta finita la discussione sulla legge elettorale, governo e parlamento potranno finalmente occuparsi delle questioni 'serie'. Una militante del PD siciliano mia amica su Facebook scrive stamattina dal suo profilo, commentando l'approvazione dell'Italicum:

"Comprendo i dubbi e in parte li condivido, e' altrettanto vero che difficilmente possa realizzarsi una riforma "ideale", tutto è perfettibile certo ; e' più realista pretendere che i politici SVOLGANO IL LORO LAVORO SERIAMENTE ! Il contesto adesso è questo! ci occupiamo del lavoro finalmente?"

 Quello che sembra sfuggire, a lei come a molti militanti del PD, è che il governo Renzi si è già abbondantemente occupato lavoro varando il Jobs Act. Idee un po' confuse da parte di qualcuno?
Anche i più grandi detrattori del capo del governo - e il sottoscritto si iscrive senza riserva a questo partito di 'gufi' - non possono fare a meno di riconoscere due fatti inequivocabili:

- la segreteria di Renzi è di quelle che lascerà un 'prima' e un 'dopo' ben definiti all'interno del PD. I vari bersaniani, dalemiani, cuperliani, rosibindettiani, lettiani, 'minoranza dem' ecc. che pensano di poterlo scalzare non possono illudersi di operare qualche ipotetica restaurazione, anche perché il PD fin dalle origini è stato null'altro che un brand, una scatola vuota. E diciamoci la verità:  Matteo Renzi ha fatto gran parte di quel lavoro 'sporco' - in particolare in materia di lavoro - che loro non sono mai stati capaci di potare a termine;
- Renzi, dopo la vittoria alle primarie, ha sempre parlato abbastanza chiaro riguardo alle sue idee in materia di lavoro, ammettendo candidamente di riconoscersi nei vari Ichino, Zingales, Marchionne e Davide Serra di turno. Ha riferito a Obama il suo intento di trasformare il Partito Socialista Europeo in 'Democratico' per rottamare per sempre qualsiasi riferimento alla socialdemocrazia. 

Renzi insomma è quello che è, ma ha le idee molto chiare e si fa pochi scrupoli per metterle in pratica: sono altri nel PD, a vario titolo, a dover finalmente prendere una posizione netta, inequivocabile e soprattutto coerente con quello che - volenti o nolenti - è diventato il loro partito.